Per i suoi organizzatori, la protesta nazionale contro Muhammad Yunus, prevista per oggi, è una richiesta di scuse ufficiali per le posizioni favorevoli all’omosessualità; per i sostenitori del vincitore del premio Nobel per la Pace 2006, non è altro che l’ennesimo atto di una campagna orchestrata per screditarne figura e gli sforzi.
La maggiore moschea dell’Uganda, spalleggiata da altri gruppi, ha invitato i musulmani a scendere quest’oggi nelle piazze di ben seicento città del Paese per chiedere a gran voce che Yunus “si scusi oppure vada a processo per le posizioni contrarie al Corano e all’Islam”, come ha ricordato ieri in conferenza stampa Maolana Moniruzzaman Rabbani, massimo promotore della protesta, nonché segretario generale del partito Islami Oikyajote (Fronte per l’unità islamica) che dichiara la sua vicinanza al governo, pur non essendone ufficialmente alleato.
La colpa di Yunus? Aver sostenuto i diritti dei gay insieme a Desmond Tutu, Jody Williams e Shirin Ebadi in seguito all’ondata persecutoria contro gli omosessuali verificatasi in Uganda a partire dell’aprile 2012.
Rabbani, facente parte del comitato di gestione della moschea nazionale nella capitale Dhaka, ha annunciato anche la distribuzione di 600mila volantini con le frasi di Yunus considerate offensive e blasfeme. La controffensiva alle parole di Yunus non si ferma qui: è prevista una massiccia manifestazione contro nella capitale il 31 ottobre”.