Un ritratto diverso dei ribelli che combattono da anni il regime di Assad. Fino a oggi considerati martiri o eroi della libertà soprattutto dalle grandi potenze occidentali come gli Stati Uniti, in realtà si sa da tempo che l’originario movimento di opposizione al regime è ormai quasi completamente in mano a organizzazioni manovrate da Al Qaeda e dai fondamentalisti islamici. Spesso sono state denunciate le violenze contro i siriani di fede cristiana ad esempio, mentre si nutrono ancora dubbi su chi effettivamente abbia fatto uso di armi chimiche. Un rapporto di Human Rights Watch sembra eliminare ogni dubbio su chi siano i ribelli siriani. L’organizzazione grazie a prove documentate come video e altro, denuncia che lo scorso agosto 190 civili sono stati uccisi e giustiziati dai ribelli e più di duecento comprese donne e bambini sono state rapite. Sono ancora in gran parte gruppi come «Islamic State of Iraq» e «Sham and Jaish al-Muhajireen wal-Ansar». Il motivo di tali stragi e rapimenti è stato il fatto che queste persone vivessero in città e villaggi considerati filo governativi. Il rapporto di Human Rights contiene poi 105 pagine di accuse documentate sulle stragi del 4 agosto compiute dai ribelli, crimini di guerra e contro l’umanità. Secondo il direttore Joe Stork, “si è trattato di una vera e propria operazione, un attacco coordinato e pianificato contro la popolazione civile di questi villaggi alawiti”. Dunque non crimini isolati a opera di singoli senza controllo. Una operazione durata esattamente quattordici giorni e denominata Campagna dei discendenti di Aisha , la madre dei credenti e anche Operazione per liberare la costa. Tra i 190 civili uccisi, 67 sono stati giustiziati, di questi 43 erano donne e bambini.