NEW YORK – Secondo Vaclav Havel l’ideologia è un modo molto particolare con cui gli uomini si rapportano al mondo. “Offre agli esseri umani” – scrive lo scrittore ceco in Il Potere dei Senza Potere – l’illusione di una identità, dignità, di moralità dando loro al tempo stesso un modo per staccarsene”. “Rende possibile alla gente di ingannare le proprie coscienze” – insiste Havel – “e nascondere la loro reale posizione ed il loro inglorioso modus vivendi sia agli occhi del mondo che ai propri”. Non è una bella notizia, ma sembra proprio l’immagine dell’elettorato newyorkese a poco meno di un mese dalla chiamata alle urne per la scelta del nuovo sindaco.
Perché? Perché i newyorkesi eleggeranno il democratico Bill de Blasio, attualmente Public Advocate di New York City, quello che dovrebbe vigilare e mediare tra scelte ed interessi politici e bene dei cittadini. Joe Lhota, il prescelto dai Repubblicani, pare non abbia neanche mezza chance di farcela, con il candidato democratico ben oltre il 60% nei più recenti sondaggi. New York è una città senza ombra di dubbio “liberal”, ergo “democratica”. Sebbene i Democratici il trono del primo cittadino non lo vedano dal ’93. Vent’anni fa venne eletto il Repubblicano Rudolph Giuliani, l’uomo che avviò quel ribaltamento del calzino New York ingigantito in seguito da Bloomberg. Giuliani non era né “liberal”, né democratico e nonostante NY fosse già entrambe (NY è sempre stata per sua natura “liberal”) i suoi cittadini lo elessero (e rielessero per un secondo mandato) con piena convinzione e notevole soddisfazione. Bloomberg, sostenuto da Giuliani, prese la guida della città 12 anni fa, anche lui da Repubblicano. Insomma, New York City per me è sempre stata una chiara dimostrazione del basso “tasso ideologico” dell’America. Se una città “liberal” e democratica è capace di scegliersi sindaci né liberal né democratici (anche se, ad onor del vero, Bloomberg si è poi reso “independent” ed anche “liberal a modo suo”), significa che “l’arrosto della gestione della cosa pubblica” merita più attenzione del “fumo del pensiero” che ne fa da premessa. Almeno cosi è stato fino ad ora.
Ma ora le cose sembra stiano cambiando. Bill de Blasio – passato (e, pare, anche presente) “very liberal” – a detta sua sta portando avanti una campagna “per il popolo di New York”. Solo che le cose su cui è pronto a dar battaglia non sembrano proprio quelle che il popolo di New York si aspetta.
Il candidato democratico vuole togliere di torno il potente Raymond Kelly, Capo della Polizia, mentre la gente lo stima e lo vuole al comando dell’ordine pubblico; vuole bandire lo “stop & frisk”, il diritto dei poliziotti a fermare e perquisire chiunque desti sospetto, mentre per la gente questa operazione costituisce una legittima azione cautelare necessaria per il bene di tutti; vuol chiudere le charter schools, quelle scuole gestite privatamente con sovvenzioni pubbliche, che per i cittadini rappresentano il futuro della libertà di educazione. E parecchie altre cosette su cui la stragrande maggioranza della gente non è per nulla d’accordo.
Non è d’accordo, eppure lo voterà. Perché così va il mondo, e cosi sembra debba andare anche New York City. Il “fumo ideologico” fa persino dimenticare quel che sta veramente a cuore.
Ci stanno convincendo che se non votiamo un “liberal democratico” torniamo all’età della pietra. Il che è teoricamente possibile, ma non è scritto da nessuna parte. Questo “assunto” spazza via qualsiasi necessità di lettura della cose, di giudizio e di verifica. Basta fidarsi dell’idea di fondo. Un’idea di fondo che – Havel ci viene ancora incontro – “fornisce alla gente l’illusione che il sistema sia in armonia con l’ordine umano e l’ordine di tutto l’universo”.
Non è così e non siamo fatti per questo.