Quello che più colpisce dell’attacco di domenica sera al Cairo contro la Chiesa Copta di Warraq di Giza, è l’uccisione di una bambina di appena 8 anni. Un evento unico come quello del matrimonio diventa improvvisamente teatro di rappresaglia con armi da fuoco spianate ad altezza uomo, ma la mira si è abbassa fino a riversarsi contro giovani vite innocenti. Nelle ultime ore si sono diffuse le dichiarazioni delle autorità egiziane: “L’attacco di domenica non riuscirà a dividere i musulmani e cristiani della nazione”, ha dichiarato il primo ministro Hazem el-Beblawi, “un attacco cinico e criminale, i responsabili saranno consegnati alla giustizia.” Anche lo sceicco el-Tayeb di Al-Azhar, ha condannato l’attacco in un comunicato: “si tratta di un atto criminale che va contro la religione e la morale.” La popolazione copta però sembra esausta di queste continue discriminazioni e c’è chi comincia a pensare che l’azione di governo e delle autorità competenti non sia sufficiente a garantire loro la sicurezza necessaria. Gli estremisti islamici sono convinti che i cristiani abbiano avuto un ruolo significativo nelle proteste di piazza che hanno portato alla cacciata di Morsi e di conseguenza si è intensificata la mole di attentati alla comunità copta.
L’azione dei militanti estremisti si fa sempre più violenta soprattutto durante i periodi di instabilità politica come quello che oggi l’Egitto sta attraversando. Gli attentati terroristici però non sono rivolti solamente al mondo cristiano: nel mese di settembre, ad esempio, il Ministro degli interni è sopravvissuto ad un attentato suicida al Cairo. Lo stesso Ministero riferisce di scoperte quotidiane, o quasi, di esplosivi collocati sui ponti e sulle strade principali. Ad oggi, le forze militari stanno combattendo una vera e propria rivolta, nella parte settentrionale del Sinai, diventata più intensa dopo la cacciata di Morsi. Quest’oggi un gruppo di militanti islamici del Sinai, ha rivendicato l’attentato fallito di sabato che avrebbe previsto l’esplosione di un auto bomba contro il centro di intelligence militare situato nella città di Ismalia, sul Canale di Suez. Lo stesso gruppo aveva annunciato su un sito web le proprie responsabilità di fronte ad un altro attentato fallito all’inizio di ottobre, in cui un autobomba sarebbe dovuta esplodere nel sud del Sinai presso il quartier generale della sicurezza di el-Tor. Non sono mancati poi i tentativi di attacco ai gasdotti di Israele con dei razzi partiti dalla penisola del Sinai, sempre rivendicati dallo stesso gruppo sovversivo.
Ancora un feroce attentato nei confronti dei cristiani in Egitto. Nella serata di ieri, nel sobborgo di Warraq di Giza, al Cairo, due uomini a bordo di una motocicletta hanno aperto il fuoco contro la folla riunita davanti a una chiesa copta dove era in corso un matrimonio. In tre hanno perso la vita, tra cui una bambina di appena otto anni, mentre altre dodici persone sono rimaste ferite, alcune in modo grave. “Quello che è successo è un insulto all’Egitto e non è solo diretto contro i cristiani copti. Stiamo distruggendo il nostro Paese”, ha detto il prete copto Thomas Daoud Ibrahim che al momento dell’attacco, non ancora rivendicato, si trovava all’interno della chiesa. “Immaginate quello che penseranno all’estero, quando sentiranno che qui è successo qualcosa del genere. Questa è una chiesa conosciuta nel mondo, qui è apparsa la vergine Maria”, ha aggiunto.