A Tokyo, in Giappone, migliaia di barattoli di marmellata prodotta da un’azienda italiana sono stati ritirati dal mercato dopo che le autorità sanitarie locali hanno riscontrato una presenza di radioattività superiore ai limiti consentiti dalla legge. Questo ha spinto le autorità giapponesi a bloccare alla dogana tutte le confezioni di marmellata provenienti dall’Italia, andando a creare un caso che sta facendo discuetere. Come riportato dal Tokyo Metropolitan Institute of Public Health, all’interno dei barattoli “incriminati” sarebbe stato riscontrato una quantità di Cesio 137 (isotopo radioattivo del metallo alcalino cesio) pari a 140 becquerel (Bq) al chilogrammo, contro il limite massimo di 100 consentito in Giappone.
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Secondo l’azienda incaricata di importare il prodotto, i mirtilli provengono dalla Bulgaria e l’elevato livello di radioattività riscontrato potrebbe derivare proprio dalle conseguenze del tragico incidente nucleare avvenuto a Chernobyl, in Ucraina, il 26 aprile 1986. Nonostante l’allarme lanciato dai nipponici, bisogna dire che i limiti di radioattività imposti in Giappone e in vigore dall’aprile del 2012 sono decisamente più stringenti di quelli previsti in Europa, i quali in alcuni casi possono essere anche di dieci volte superiori.
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In tutti i casi l’azienda produttrice della marmellata ha reagito alle accuse delle autorità giapponesi, comunicando la propria replica al Sole 24 Ore: innanzitutto, si legge, i mirtilli neri biologici utilizzati sono frutti selvatici di montagna e l’azienda “svolge costantemente una attività di controllo della qualità su tutta la materia prima utilizzata, compresi i mirtilli neri”. Inoltre tutti i prodotti utilizzati, compresa quindi la marmellata di mirtilli neri, “vengono costantemente sottoposti a una attività di vigilanza da parte delle Autorità sanitarie italiane e nel corso di questi controlli non si sono mai verificate non conformità nel prodotto messo in commercio”.
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L’azienda veneta chiarisce poi di aver effettuato ulteriori analisi su vari lotti di marmellata ai mirtilli neri, riscontrando valori “ben al di sotto di 100 Bq/kg, ovvero valori di 5,8 e 7,9 Bq/kg”. Viene infine confermato che, a seguito dell’incidente di Fukushima, il governo giapponese ha modificato i limiti ammessi per il contenuto di cesio negli alimenti in modo ancora più cautelativo: “Se ora in Giappone il limite per i prodotti come il nostro è di 100 Bq/kg contro il precedente 500 Bq/kg – fa sapere l’azienda – nell’Unione Europea questo limite è ben superiore, ossia di 1250 Bq/kg, mentre negli Stati Uniti è di 1200″.