C’è una vignetta che gira su Facebook da un po’ di tempo. Ritrae Barack Obama seduto a mangiare un boccone con un bambino. Il bambino guarda Mr. President con aria inquisitoria e gli fa, “Mio padre dice che ci spii”. Obama, fissando il burger che sta per addentare, gli replica con nonchalance “Non è tuo padre”. 



Gli americani hanno uno spiccatissimo senso della privacy. Molto spesso confondono la privacy con la solitudine, ma in ogni caso ci tengono tantissimo alle loro cose e guai a chi gliele tocca. Tanto per capirci, passatemi la generalizzazione, in America l’idea di “fregare” non fa parte del bagaglio culturale. Don’t get me wrong, capiamoci, anche qua c’è chi ruba e rimesta, ma la gente comune, la gente “normale” ha una struttura morale piuttosto ferrea, soprattutto quando si tratta di comportamenti nei confronti di ciò che non è proprio, e spiccatamente nei confronti di ciò che appartiene al Paese. 



Pagare le bollette spedendo assegni via posta ordinaria è prassi quotidiana, la posta è “sacra”; non mistificare il proprio tax return (la dichiarazione dei redditi) è un po’ l’undicesimo comandamento. Non si copia neppure a scuola! Mi ricorderò sempre un’avventura dei miei primissimi tempi d’America. Allora erano abbastanza frequenti quei box dove mettendo un quarto di dollaro si poteva aprire uno sportello e prendere un giornale. Quando lo vidi fare ad un amico, io, che non è che abbia mai fatto il ladro di mestiere, non potei fare a meno di pensare e bisbigliare: “…e se uno se li prende tutti?”.



Avrei dovuto fotografare la faccia del mio amico quando, giornale in una mano, sportello nell’altra, si girò verso di me e chiese a sua volta: “…e perché uno dovrebbe prenderli tutti?!”.

Già, perché? Oddio, i motivi potrebbero essere tanti a seconda delle esigenze: …per rivenderli, regalarli, perché si sta imbiancando casa, per infagottare il servizio buono prima di un trasloco o per incartare il pesce fresco come si faceva quand’ero piccolo… Nella logica del diritto qui vigente, se una cosa è vietata lo è davvero. Ci son poche norme, che sostanzialmente non regolano niente: si può far tutto, a meno che sia vietato. Trasgredisci il divieto? Verrai punito duramente, senza misericordia. Infatti qua abbiamo perfino la pena capitale, che con la misericordia non è che vada molto d’accordo. 

Piaccia o meno, così è: lo Stato si fida di te, e tu dello Stato. Le presunzioni di legge sono a favore del cittadino, ma se il cittadino prova a marciarci, beh, allora sono cavoli amari.

Perdonatemi la (apparente) digressione, ma quel che ho provato a spiegare è indispensabile per capire come gli americani stiano prendendo tutta questa baraonda del cosiddetto “Datagate”. Voi già sapete come la si sta prendendo nei vostri paesi, ma qua? 

Gli americani la stanno prendendo “all’americana”: reazioni indignate e (esistesse la parola) molto peggio! No, non perché la Merkel ha fatto presente che spiare 35 capi di Stato non sia una cosa bella. Di quello gli americani acculturati trovano una notiziola seminascosta in fondo alle prime pagine dei giornali o in un angolino del sito della Cnn. Tanto per cominciare se un 3 per cento degli americani sa chi è la Merkel è troppo. In secondo luogo, quel che succede all’estero “non conta”. L’indignazione è tutta per le nostre emails e le nostre telefonate! Ma come, io mi fido di te, Stato, e tu mi spii? Questo è tradimento!

C’è poco da dire: se fosse successo all’amministrazione Bush sarebbe stato un calvario. Obama invece è sopravvissuto all’ondata di reazioni e gli americani si son visti sopraffare da altre enormi ed incomprensibili complicazioni come lo “shutdown” e l’Obamacare. E così il “datagate nazionale” è passato in secondo piano. Quello “internazionale” di piano occupa più o meno il quindicesimo.

Basta andare sul sito dell Cnn per capirlo. In piani ben più alti domina una notizia/domanda “bomba” di ben altro spessore: ma è possibile che il pitcher di Boston sia ricorso a sotterfugi per lanciare così bene nella prima sfida delle World Series di baseball?

Ehi, non scherziamo, siamo in America: qui non si frega!