Ellis Island, l’isola dove tra il 1892 ed il 1954 sbarcarono oltre 12 milioni di immigrati, ce l’avevano già chiusa. Colpa di Sandy. Adesso hanno chiusa anche l’altra isoletta al suo fianco, Liberty Island, quella della statua. Sono i primi – visibili – effetti dello “shutdown” del Governo. In parole povere, “l’azienda Stato” chiude per mancanza di bilancio, e più o meno 800,000 dipendenti sono, come si dice qua, “furloughed”, mandati a casa in “permesso non retribuito”. Tra questi anche quelli che la mattina aprono Liberty Island per poi chiuderla la sera. Ottocentomila sono tanti … facciamo più di quattro volte il Gruppo Fiat …tutti a casa senza stipendio. Sembra impossibile, ma questo e’ già successo, ieri. Ieri, perché l’anno di bilancio ha il primo Ottobre come “deadline”, scadenza. Per noi, gente che non campa di salario federale, l’impatto di questo “blocco” e’ partito in modo molto soft, quasi strappando un delicato sorriso a quelli che seguono le notizie sportive: le squadre di football di Navy ed Army (Marina ed Esercito) hanno dovuto posticipare gli impegni di calendario perché non c’era nessuno che pagasse la trasferta. Assieme a Liberty Island hanno chiuso i Parchi Nazionali e tutti i siti turistici gestiti dalla Federazione – ma in fondo, possiamo dirci, questi sono problemi per i turisti. Mentre ci consoliamo così, aspettiamo che l’onda lunga dello “shutdown” produca qualche effetto più visibile. Era successo già con l’Amministrazione Clinton nell’autunno del ’95. Breve, e sostanzialmente “invisibile” nei suoi effetti.



Io, che vivevo qua da un annetto, feci appena in tempo a capire di che cosa si stesse parlando che la cosa era già finita. Cinque-giorni-cinque di interruzione federale. Curiosamente i punti di disaccordo tra il Presidente Democratico e l’opposizione Repubblicana erano simili: sanità, educazione. Non c’era in ballo un “ObamaCare” come quello di oggi. Bill Clinton, per quanto l’avesse promesso in due campagne elettorali consecutive, non riuscì mai neanche a far finta di mettere insieme una riforma della sanità. Ma la sanità – lo sanno bene i bilanci Italiani – e’ un mondo attorno al quale girano tanti di quei soldi che basta sfiorarla per far paura ai conti di qualsiasi paese. E la proposta dell’ ObamaCare e’ un mastodonte difficile da inquadrare (non ce la fanno gli “esperti”, figuriamoci cosa ci possa raccapezzare io). Si parla di cifre enormi che andranno a gravare sia sulle casse Federali che su quelle degli imprenditori, e la copertura finanziaria indispensabile fa’ tremare le vene ai polsi non solo di chiunque abbia un minimo di familiarità con quello che comunemente chiamiamo “conti pubblici”, ma anche di tutti coloro che hanno scelto di vivere il brivido del “rischio imprenditoriale”. Nel buco nero della sanità americana, per tanti aspetti disumana, tutti i piccoli e medi imprenditori sono al tempo stesso vittime e carnefici. Passasse la riforma sarebbero i loro bilanci a scricchiolare paurosamente.



E’ la solita vecchia storia: una pezza nuova (l’ ObamaCare) su un vestito vecchio (il “sistema America” nel suo insieme). E tutti hanno chiaro il presentimento che se c’e’ qualcuno che non si troverà a masticare amaro in questo possibile futuro scenario saranno le Insurance companies, quel potentissimo tritacarne di lobby rappresentato dalle compagnie assicurative. Questo non fa felice nessuno – eccetto le suddette compagnie assicurative e chi rappresenta i loro interessi. Come finira`? Nel ’95 fu Clinton a cedere, ma questa volta il Presidente non puo` arrendersi. Lo ha ribadito Martedì sera nel messaggio al paese mandato in onda da tutti i canali televisivi. Checche’ ne dicano gli “obamiani sfegatati”, i risultati di questa Amministrazione sono miserrimi, sia sul fronte internazionale che su quello interno (che e’ quello che interessa veramente gli Americani, per come son fatti). L’Obamacare e’ un tentativo di rispondere ad un drammatico bisogno, nonche’ la riforma con la quale Obama potra’ passare alla storia. Complicato, costoso, forse piu`apparente che reale, tuttavia il primo ed unico tentativo mai portato avanti negli USA su questo fronte. Meglio avrebbero fatto i Repubblicani a lavorarci su per spurgarlo dei suoi aspetti ideologici e populisti, piuttosto che opporvicisi testardamente rischiando di mettere il paese in ginocchio. I Repubblicani si arrenderanno, e l’ObamaCare passera` senza quelle migliorie di cui avrebbe potuto beneficiare. In compenso potremo riandare a visitare la Statua della Liberta’, e permetteremo a quei giovani di tornare a giocare a football…

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