Secondo quanto ha fatto sapere uno degli ispettori dell’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, l’Opac, tutti i siti dove si costruivano armi chimiche in Siria sarebbero stati distrutti. Si conclude così in anticipo (il termine ultimo era infatti stato fissato per il primo novembre)  l’operazione del disarmo chimico siriano, operazione voluta dall’ONU dopo il massacro dello scorso agosto che resta però ancora senza autori, in collaborazione con il governo di Assad. Operazione che ha evitato l’annunciato intervento armato degli Stati Uniti. Sono stati ventuno su un totale di ventitré i siti ispezionati dal personale Onu: due di questi non è stato possibile raggiungerli perché considerato troppo pericoloso. La distruzione ha interessato i macchinari per la produzione di armi chimiche e per il riempimento di munizioni con gas velenosi. Non è chiaro però se siano state distrutte anche le armi chimiche già fabbricate da tempo e in mano dell’esercito: sembrerebbe di no anche perché si tratterebbe di una operazione assai pericolosa e complicata. Secondo fonti recenti, l’esercito di Assad disporrebbe di circa mille tonnellate di agenti chimici e armi. 



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