Lo shutdown di questa settimana rappresenta il culmine dei costanti attacchi del gruppo dei conservatori repubblicani del Tea Party nei confronti dell’amministrazione Obama. Il nocciolo duro dei deputati repubblicani eletti nel 2010, l’anno che ha segnato la massima fortuna elettorale del Tea Party, sono riusciti a opporsi con tutte le forse all’aumento della spesa federale. Per Giacomo Zucco, presidente italiano del movimento del Tea Party, “la vera responsabilità della situazione che si è creata in America è di Obama che ha mandato in rovina i bilanci federali e costretto i cittadini a pagare tasse sempre più pesanti”.
Che cosa ne pensa delle accuse di irresponsabilità rivolte da Obama all’opposizione repubblicana?
Le affermazioni di Obama sono del tutto ribaltate rispetto alla realtà. Chi sta proponendo un’iniziativa che graverà pesantemente sul deficit federale, cioè l’ObamaCare, lancia accuse di irresponsabilità. La Casa Bianca sta implementando una riforma sanitaria che impoverisce i cittadini americani e li priva della possibilità di scegliere come e quando assicurarsi, alzando così tutti i prezzi dell’assicurazione sanitaria stessa. Oltre a ciò, l’ObamaCare pesa su un bilancio federale già dissestato.
Perché quindi Obama ha attaccato i conservatori del Congresso?
I Repubblicani del Tea Party si sono opposti al suo progetto, e Obama ha quindi inventato un gioco del ricatto per cui la spesa deve aumentare secondo le modalità che ha deciso lui e chi non è d’accordo è responsabile del default. In realtà i responsabili sono quanti votano per alzare un tetto del deficit che è stata stato elevato innumerevoli volte sotto l’amministrazione Obama.
Che cosa vogliono ottenere i Tea Party americani?
I Tea Party americani vogliono ottenere il rispetto della Costituzione e del Bill of Right. Chiedono inoltre che lo Stato federale metta fine all’aumento delle tasse e alle spese dissennate con le quali si indebita fino all’osso. Il movimento Tea Party in tutto il mondo vuole meno tasse, meno spese irresponsabili, una politica economica seria e di vero rigore. A differenza di quanto avviene non solo in America ma anche nella stessa Europa, non si deve creare moneta dal nulla per finanziare le bolle economiche.
Lei dice che l’ObamaCare non permette ai cittadini di scegliere. Ma un americano povero che non ha i soldi per andare in ospedale è davvero libero di scegliere?
Ben prima dell’entrata in vigore dell’ObamaCare, negli Stati Uniti esisteva già il programma MediCare che fornisce l’assistenza sanitaria ai cittadini che non possono permettersi cure mediche. L’ObamaCare non è un’estensione di MediCare, bensì un obbligo di assicurarsi per tutti. Per molti cittadini della middle class americana, significherà pagare di più la propria assicurazione sanitaria e quindi stare peggio di prima.
Non condivide l’idea di una sanità garantita a tutti?
Quello secondo cui in America chi ha un reddito basso sarebbe privo di assistenza sanitaria è soltanto un luogo comune. Comunque sia la libertà di scegliere è sempre vincolata dai dati di realtà: uno non può essere libero di scegliere in assoluto senza fare i conti con le risorse disponibili.
Alla fine i membri del Tea Party al Congresso accetteranno una mediazione?
Qui distinguerei due piani. Il movimento Tea Party in quanto tale non vuole l’aumento delle tasse e l’innalzamento del tetto del deficit. Al contrario chiede una riduzione del deficit, in quanto non arriverà mai come compromesso ad accettare un pur piccolo aumento dell’indebitamento. Altro discorso è ciò che faranno i membri repubblicani del Congresso impegnati nel Tea Party. Bisognerà vedere se rispetteranno la carta “America for tax reform”, da loro stessi sottoscritta, in cui si chiede di non votare aumenti di spese a debito.
(Pietro Vernizzi)