Il governo siriano ha dichiarato di avere distrutto l’equipaggiamento per la produzione di nuove armi chimiche, e di avere consentito agli osservatori dell’Onu di mettere i sigilli ad alcuni dei magazzini per il loro stoccaggio. Il tutto con un giorno di anticipo rispetto alla scadenza stabilita dall’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW). Gli ispettori erano stati inviati in Siria in seguito alle accuse, respinte dal governo di Damasco, di avere utilizzato i gas in aree abitate da civili. Per Guido Olimpio, esperto di terrorismo del Corriere della Sera, “ad Assad conviene ottemperare alle richieste dell’Onu anche perché nel frattempo continua a combattere i ribelli con le armi convenzionali”.



Olimpio, la distruzione dell’equipaggiamento per la produzione di armi chimiche è avvenuta in tempi record …

Ovviamente prima di riuscire a distruggere tutti gli arsenali di armi chimiche in Siria ci vorrà del tempo. Si tratta di mille tonnellate stoccate e gli ispettori dell’Onu hanno appena incominciato. Anzi, in questo momento stanno ancora cercando di localizzare dei magazzini che non sono stati ben individuati.



Il lavoro degli ispettori sta facendo comunque dei passi avanti positivi?

Anche gli americani hanno certificato che in apparenza il governo di Damasco ha ottemperato agli ordini. Assad di fatto ha fornito un elenco di arsenali e gli ispettori hanno posto i sigilli ad alcune di queste installazioni di modo che queste armi non siano toccate. In un secondo momento dovranno essere distrutte, e si parla appunto di un migliaio di tonnellate di sostanze chimiche.

I siti sono già stati tutti censiti?

In realtà c’è chi ha fatto notare che ci sono discrepanze tra il numero di siti denunciati dai siriani e quello reale. All’inizio si era parlato di circa 45-50 siti, adesso invece il numero è molto più basso. Sta di fatto che la posizione ufficiale dell’Onu è che la Siria sta ottemperando alle richieste della comunità internazionale.



Le intenzioni di Assad sono serie o sta bluffando?

Ad Assad conviene obbedire all’Onu sugli arsenali chimici, tanto la guerra può continuare lo stesso con le armi convenzionali. Non sono del tutto convinto che metterà a disposizione della comunità internazionale tutti i magazzini di gas, in quanto potrebbe averne nascosta una parte. In questi mesi però l’obiettivo di Assad è quello di dimostrare di essere adempiente e di contrastare gli oppositori con gli strumenti bellici tradizionali.

 

La politica del nuovo presidente iraniano Hassan Rouhani può segnare una svolta anche in Siria?

Intanto potrebbe cambiare molto per l’Iran. Teheran inoltre svolge un ruolo importante rispetto alla guerra in Siria, sta mandando armi ad Assad e anche di recente sono stati segnalati ponti aerei notturni che almeno tre volte la settimana riforniscono le truppe di Damasco. L’Iran inoltre “regala” petrolio alla Siria e fornisce aiuti in uomini.

 

Per quanto l’Iran continuerà a sostenere Assad?

La guerra siriana sta iniziando a pesare anche per Teheran, anche perché a essere coinvolte sono delle vere e proprie milizie sciite e comunque si tratta di un impegno gravoso. E’ possibile che si cerchi di trovare un accomodamento anche attraverso gli iraniani, anche perché insieme alla Russia sono gli unici veri alleati di Assad. Gli americani potrebbero quindi seguire la strada del dialogo con l’Iran, anche se di fatto è un percorso parallelo e non strettamente collegato con la Siria.

 

Perché il Consiglio Nazionale Siriano continua a dichiararsi contrario a nuovi colloqui di Ginevra?

I ribelli non sono compatti, e quindi abbiamo vari gruppi di diverse estrazioni. Il timore dei ribelli è però che la conferenza di Ginevra finisca per essere un riconoscimento di Assad e ne sancisca la permanenza al potere. I russi sembrano infatti puntare su questo.

 

Qual è invece la posizione dell’Arabia Saudita sulla Siria?

Di recente l’Arabia Saudita ha molto irrigidito la sua posizione, al punto da scontrarsi con gli Stati Uniti per la politica di Washington sulla Siria nei cui confronti Riyad voleva un intervento militare.

 

Chi sostengono esattamente i sauditi?

I sauditi appoggiano una parte della guerriglia, al tempo stesso sono però preoccupati perché ci sono delle formazioni che diventano sempre più estremiste. Da un lato aiutano i ribelli, dall’altra però temono che sfuggano al controllo, un po’ come è successo in Afghanistan.

 

(Pietro Vernizzi)