Bob Fu è un pastore evangelico cinese, fondatore dell’organizzazione ChinaAid, da anni fuggito negli Stati Uniti. Ha appena pubblicato il libro God’s Double Agent: The True Story of a Chinese Christian’s Fight for Freedom in cui racconta la sua storia di cinese nato e cresciuto ateo e comunista poi convertitosi al cristianesimo. Un libro che documenta la situazione di vita orribile sotto il regime di Pechino. Fu prese parte alle famose proteste di piazza Tienanmen quando i dimostranti vennero massacrati dall’esercito cinese: riuscì a scampare alla morte per caso ma fu a lungo perseguitato dal regime. In seguito si convertì al cristianesimo. Nel libro si legge di come venne imprigionato per due mesi perché a casa sua venne trovata una Bibbia. In seguito, essendo sua moglie rimasta incinta, furono costretti a lasciare la Cina o avrebbero dovuto abortire. Si trattava del primo figlio della coppia, non il secondo che come si sa è vietato in Cina. Ma anche per avere un figlio soltanto in Cina bisogna richiedere l’autorizzazione, racconta. In Cina, dice, le donne sono obbligate a rendere note alle autorità ogni minima loro attività sessuale, dalle mestruazioni ai metodi di controllo delle nascite e in seguito viene detto loro quando possono dare alla luce un figlio. La scelta non dipende dalle coppie ma dal governo. Esiste una agenzia, spiega, il cui unico compito è tenere sotto controllo le donne, rapirle in caso siano incinte di un secondo figlio e obbligarle ad abortire anche se si trovano al nono mese di gravidanza. Fu, che dal 1997 con la moglie vive in America, dice anche come la politica americana non solo non fa nulla per combattere la mancanza di diritti civili in Cina, ma appoggia e sostiene il governo cinese per ragioni economiche. Questo quando in Cina succede che le persone siano condannate a sei anni di detenzione in campi di lavoro per aver svolto servizi liturgici nella propria abitazione.