Mentre il tifone Haiyan attraversa il Vietnam, lasciando dietro di sé ancora morte e distruzione, nelle Filippine si contano i danni e le vittime, probabilmente più di diecimila. Suor Margherita Dalla Benetta, appartenente all’ordine delle Suore Domenicane della Beata Imelda, vive da oltre vent’anni a Calabanga, dove gestisce una delle più belle e apprezzate scuole del posto, la “Dominican School of Calabanga”. Proprio in questa zona, Fondazione Avsi è presente con progetti di sostegno a distanza per la salute e l’educazione dei bambini filippini: adesso, dopo il passaggio del tifone, è stata lanciata una raccolta fondi per sostenere le vittime e assicurare alle popolazioni coinvolte i beni di prima necessità, come cibo, acqua e medicine, sempre più difficili da trovare nell’arcipelago. Ecco il racconto di Suor Margherita dalle Filippine.



Scrivo a nome di Suor Jessica e Rosanna, le cui famiglie abitano in zone colpite e che per quattro giorni hanno vissuto da lontano la tragedia dei loro cari. Suor Jessica è riuscita ad avere notizie solo lunedì sera attraverso una cugina che è infermiera ed è riuscita ad andare a Sarcedo, mentre suor Rosanna non ha ancora notizie dei suoi cari. Sono una famiglia di pescatori. Erano stati evacuati giovedì scorso e solo il fratello, un uomo di 50 anni e la mamma erano rimasti a casa. La mamma le aveva detto: “Se devo morire voglio morire a casa mia”. Nel primo pomeriggio di giovedì le ha mandato un messaggino dove diceva: “Non abbiamo più una casa… il mare ha portato via tutto… vado a scuola dove ci sono le persone evacuate”.



Lo aspettavamo… da tre o quattro giorni circolavano messaggi telefonici, la protezione civile di tutto il sud del Luzon, di cui il Bicol fa parte, e della Visaya e del nord del Mindanao si mobilitava evacuando la gente vicino alla costa o ai fiumi. Tutti avevano gli occhi puntati sullo schermo della televisione o del computer per seguire le previsioni e ascoltare i bollettini meteorologici che si alternavano continuamente. Poi il tifone è arrivato prima del tempo. Doveva abbattersi sulle coste della provincia di Summar alle 9 del mattino ed è arrivato alle quattro. Non si è saputo più niente. Da venerdì fino a lunedì si sono interrotte le comunicazioni e le aree colpite, 41 province, sono rimaste isolate perché raggiungibili solo attraverso gli elicotteri militari o della protezione civile.



Infrastrutture, case, alberi… il tifone ha spazzato via tutto lasciandosi dietro montagne di relitti e tanti morti. Quelli identificati sono più di mille ma mancano all’appello più di diecimila persone e certamente il conto salirà. La sofferenza è grande. Chi si trova nel luogo colpito manca di acqua medicine e cibo. Ieri tanti negozi sono stati saccheggiati e vedendo le foto mi sembrava di leggere le pagine del Manzoni durante la peste di Milano. Non vogliono soldi, vogliono acqua e pane. L’odore è insopportabile e per chi è lontano c’è l’agonia di non avere notizie dei loro cari.

Attualmente c’è un servizio organizzato tramite facebook e twitter per far arrivare messaggi e informazioni ma insufficiente per rispondere ai tanti che continuano a chiedere notizie. Come sempre piove sul bagnato. Un’altra perturbazione attraverserà la regione, rovesciando pioggia sul capo di tanta gente che è senza casa e rifugio. Ora solo la solidarietà e la speranza potranno aiutare questa gente a rialzarsi e ricominciare.

 

(Anna Zamboni)

 

AVSI risponde all’appello  lanciando una raccolta fondi per soccorrere i bambini e le famiglie colpite dal tifone Hayan. Per donazioni:

Online dal sito: http://www.avsi.org/2013/11/12/emergenza-filippine-isolati-per-giorni-in-cerca-di-pane-e-acqua/

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