In Egitto le acque sembrano essersi calmate nella maggior parte del paese, ma la comunità cristiana continua a vivere sotto assedio. Secondo un’inchiesta della Christian Science Monitor, più di 100 egiziani copti sarebbero stati rapiti negli ultimi due anni in cambio della richiesta di un riscatto. L’area maggiormente interessata è quella meridionale, dove vive un alto numero dei cristiani. La provincia in cui si sono verificati la maggior parte dei rapimenti, circa 80, risulta essere Minya. “I parenti delle vittime hanno dichiarato che la polizia non ha dedicato particolare attenzione a questo problema. Sono state ben poche le misure adottate dalle forze dell’ordine nei confronti dei rapitori”, ha dichiarato il corrispondente di Christian Science Monitor in Egitto, Kristne Chick. Il centro di ricerca ha stilato un documento in cui Minya è esplicitamente definita “la capitale dei rapimenti” del territorio. Dalle righe del testo si evince la situazione di terrore che vige in quest’area del paese, in particolare medici e farmacisti costituiscono l’obiettivo prediletto dei rapitori. La diversità religiosa è solo uno dei motivi che fa dei cristiani le prede più affabili: la minoranza copta non dispone di tribù e famiglie allargate, che invece caratterizzano la comunità musulmana, e perciò sono più vulnerabili all’azione dei malviventi. Si pensa che nella maggior parte dei casi i sequestri non siano dettati da motivi religiosi, i criminali sono spinti da opportunità che permettono loro di ottenere soldi facilmente. Solo quelli avvenuti negli ultimi tre mesi sarebbero connessi alla diversità della fede: il motivo resta quello della destituzione dell’ex presidente Morsi e delle relative manifestazioni in cui la comunità copta è stata accusata di aver sollevato le proteste più veementi.