Come si sa, nel 2022 i campionati del mondo di calcio si svolgeranno nel paese arabo del Qatar. Secondo molti, il piccolo paese è uno dei principali sostenitori di tutta la rete terroristica fondamentalistica islamica che agisce nel mondo, ad esempio i gruppi che fanno strage di cristiani in Nigeria. Nonostante questo, il Qatar è tra i paesi preferiti da quelli occidentali come la Francia e gli Stati Uniti per operazioni finanziarie di vario tipo, sia petrolifere che di turismo e sport. Adesso giunge dal Qatar un rapporto a cura di Amnesty International che denuncia le disumane condizioni di lavoro degli operai che si occupano proprio della costruzione degli stadi per il mondiale di calcio. Secondo Amnesty, che ha raccolto testimonianze sul posto, i lavoratori sono trattati come “animali”: pagamenti di basso livello oppure pagamenti che non arrivano mai, condizioni di lavoro rischiose per la vita e sistemazioni abitative di squallido livello. In Qatar per questi lavori sono giunti appositamente molti lavoratori provenienti da diversi paesi del terzo mondo. Il rapporto di Amnesty International (“The dark side of migration”) è stato messo a punto con le testimonianze di 210 fra operai, impiegati e rappresentanti delle istituzioni governative. Ad esempio un nepalese che lavora per una compagnia che fornisce assistenza a ditte che costruiscono il quartiere generale dove sarà ospitata la Fifa: “lavoriamo dodici ore al giorno, sette giorni alla settimana compresi i mesi più caldi”. Altri lavoratori, che non vengono pagati quasi mai, vengono cacciati dal Qatar o subiscono delle multe se non si presentano regolarmente al lavoro. Circa mille operai nel coro del 2012 sono finiti in ospedale per le inesistenti misure di sicurezza nei cantieri; diversi di loro sono morti e il 10% ha subito danni fisici permanenti. Anche il quotidiano inglese The Guardian ha condotto una indagine per conto proprio e ha definito le condizioni dei lavoratori paragonabili alla schiavitù.