Si tratterebbe di un attentato kamikaze, quello che oggi ha devastato l’ambasciata iraniana di Beirut. Un gruppo jihadista legato ad Al Qaeda lo ha già rivendicato: si tratta delle brigate Abdullah Azzam. In realtà l’attentato che avrebbe provocato almeno 22 morti ma si teme che le vittime siano di più, è stato realizzato con due azioni distinte. Nella prima un attentatore suicida si è fatto esplodere, nella seconda una macchina imbottita di esplosivo è stata fatta saltare in aria. Come si sa l’Iran sostiene gli Hezbollah libanesi che a loro volta sono impegnati in Siria a sostenere il regime del presidente Assad, mentre le milizie ribelli siriane ormai sono in gran parte composte da fondamentalisti islamici vicini ad Al Qaeda. Evidentemente l’attentato è stato fatto per “punire” l’Iran per il suo sostengo ad Assad. Nell’attentato è morto l’addetto culturale dell’ambasciata. Si tratta certamente di un grave momento di escalation che ancora una volta ha di base il neutrale Libano come terra di combattimenti e violenze altrui. Da parte sua l’ambasciatore iraniano a Beirut ha incolpato Israele dell’attentato, accuse ovviamente rimandate al mittente.