Almeno 22 persone sono state uccise in due esplosioni che hanno colpito in rapida successione l’ambasciata iraniana nella capitale libanese di Beirut. Un attentato dalle chiare connotazioni nel contesto dei conflitti che attraversano l’intero Medio-Oriente. L’Iran è il principale sostenitore del gruppo di Hezbollah, il quale a sua volta ha inviato i suoi combattenti a sostenere il regime siriano di Assad. Sempre ieri un’autobomba contro un posto di blocco a Damasco ha provocato diversi morti e feriti, e un altro kamikaze si è fatto saltare per aria a Kabul. Per Domenico Quirico, inviato de La Stampa rapito e tenuto in detenzione per cinque mesi dai qaedisti siriani, “anche se non lo vogliamo ammettere Al Qaeda è molto più pericolosa oggi di quanto lo fosse al tempo di Bin Laden”.



Al Qaeda oggi è una realtà unitaria o una serie di gruppi frammentati sotto un’unica bandiera?

Noi utilizziamo il termine Al Qaeda e immediatamente pensiamo all’epoca di Bin Laden. In realtà non è più così, Bin Laden ormai è la preistoria di Al Qaeda o comunque una fase precedente. Il gruppo terrorista è cambiato molto nel corso della sua esistenza, è diventata cose diverse con stupefacente rapidità adattandosi ai luoghi in cui opera e ai tempi diversi di confronto con l’avversario.



Che cos’è Al Qaeda oggi dunque?

Oggi esiste qualcosa che può essere definito una sorta di internazionale islamica, in quanto esistono gruppi in grado di spostare masse di combattenti da un luogo all’altro del mondo, per esempio dal Mali alla Siria, per prendere parte alle guerre della jihad. La strategia comune consiste nel confrontarsi militarmente con l’avversario rappresentato dall’Occidente.

Quali sono gli obiettivi della “guerra santa”?

Il progetto di Al Qaeda punta alla creazione di un grande Stato islamico, che raggruppi tutta la riva sud del Mediterraneo e il Medio Oriente, espandendosi verso l’Europa a partire dalla Spagna considerata come territorio di riconquista, nonché verso l’Africa Sub-Sahariana che è un altro dei territori di espansione dell’Islam. In questo senso esiste una regia comune, anche se non c’è un’unica mente in grado di guidare tutti i vari gruppi, come all’epoca di Bin Laden. Quest’ultimo tra l’altro svolgeva un’attività completamente diversa in quanto aveva mondializzato il terrorismo. Oggi invece siamo al confronto militare classico, con tanto di esercito in campo, occupazione di Stati, di città e di parti del territorio.



Secondo Edward Luttwak, Al Qaeda come organizzazione non esiste più. E’ d’accordo con lui?

Non esiste più nei termini in cui Al Qaeda era strutturata ai tempi di Bin Laden. Lo sceicco del terrore era però prima di tutto dipendente da altri, in quanto non aveva un territorio suo ma era ospite di movimenti quali i talebani e i sudanesi. Era inoltre in grado di muovere piccoli gruppi che potevano compiere degli attentati tremendamente spettacolari. Bin Laden non ha mai avuto un suo Stato da cui muovere con forme di occupazione verso gli Stati vicini.

 

Che cosa è cambiato da allora?

Ora ci troviamo in una fase completamente diversa, con brigate internazionali paragonabili a quelle che furono protagoniste della guerra civile spagnole del 1936. Oggi come allora abbiamo combattenti provenienti da Paesi diversi, uniti dall’ideologia o dal fondamentalismo religioso. Nel 1936 l’obiettivo era l’allargamento dell’area del Comunismo nel mondo, mentre oggi è l’islamismo radicale. Quest’ultimo è in grado di mobilitare ceceni e mauritani, libici ed egiziani, yemeniti e bosniaci a combattere guerre in altre parti del mondo. E’ questa la novità di cui l’Occidente non si è ancora ben reso conto, o se lo ha fatto finge di non saperlo perché ciò imporrebbe delle sfide molto complicate.

 

Quindi in un certo senso Al Qaeda si è rafforzata ed è diventata più pericolosa?

Assolutamente sì, Al Qaeda è molto più pericolosa oggi. Ammesso che vogliamo utilizzare questo nome che in realtà è soltanto una sigla con la quale indichiamo un fenomeno che è completamente diverso e ch possiamo usare più che altro per comodità. Forse l’equivoco nasce da qui e dovremmo chiamarlo in un altro modo.

 

(Pietro Vernizzi)