“L’ingresso di Kiev nell’Unione Europea nel lungo periodo presenterebbe vantaggi sia di tipo politico sia economico, ma senza il petrolio e il gas russo l’Ucraina non supererà l’inverno. L’errore di Bruxelles è stato quello di cadere nella logica russa dell’aut aut a Yanukovich, invece di intessere negoziati a tre che includessero anche Mosca”. Ad affermarlo è Francesca Gori, studiosa di storia dell’Europa Orientale e autrice di diversi libri sull’argomento. Non accennano a placarsi intanto gli scontri tra manifestanti e polizia per le strade di Kiev, dopo che il governo ucraino ha deciso di sospendere la firma relativa a un accordo di associazione con l’Ue.



Qual è la posta in gioco della partita che si sta disputando in Ucraina tra governo e manifestanti?

In una prospettiva di lungo periodo per l’Ucraina sarebbe meglio entrare nell’Unione Europea, ma in questo momento il Vecchio Continente ha messo Kiev di fronte a una situazione insostenibile dal punto di vista politico ed economico. L’Ue può aiutare il Paese a modernizzarsi, ma non è in grado di sostenerlo dal punto di vista finanziario. La situazione economica dell’Ucraina è abbastanza disastrata, e ciò ha messo Yanukovich di fronte a un aut-aut cui non può rispondere.



In che senso gli interessi dell’Ucraina nel breve e nel lungo periodo sarebbero molto diversi?

L’Ue può garantire all’Ucraina il fatto di entrare in un mercato più ampio, ma in questo momento Kiev non è abbastanza competitiva per trarne dei benefici. L’Ucraina in questo momento non ha un mercato che possa competere con quelli degli altri Paesi europei, ma soprattutto ha il grosso problema di dipendere dalla Russia per quanto riguarda i rifornimenti di gas e petrolio. Si aggiunga che l’Ue non può garantire a Kiev degli aiuti economici, ma può soltanto prospettare condizioni più favorevoli rispetto a una modernizzazione futura. Yanukovich si trova quindi di fronte a uno stallo.



Perché i manifestanti sono così arrabbiati per questa decisione del governo?

Perché trovano molto allettante l’idea di entrare a far parte dell’Ue. Ciò vale soprattutto per la parte occidentale del Paese che è filo-europeo e si sente più vicino alla Polonia che alla Russia. I manifestanti vedono che Yanukovich è sotto scacco da parte della Russia.

In che senso Yanukovich si trova sotto scacco?

Se il governo di Kiev firma gli accordi con l’Ue, la Russia non farà sconti nei confronti del suo debito e non li aiuterà più con i rifornimenti di gas e petrolio. Si aggiunga che si sta avvicinando l’inverno rendendo i combustibili ancora più vitali per il Paese. L’avvicinamento tra Ucraina e Ue andrebbe quindi fatto in modo graduale. Tutti noi europei auspichiamo che Kiev entri a far parte dell’Ue, ma resta il fatto che esistono problemi oggettivi da superare.

 

Che cosa può fare l’Ue per risolverli?

L’Ue ha lavorato poco per dare a Yanukovich la possibilità di firmare gli accordi senza trovarsi nei guai. L’Ucraina è un Paese piegato e senza risorse, ed è stato messo sotto schiaffo di fronte a un aut-aut sia da parte dell’Ue sia della Russia. Bastava che l’Ue offrisse a Mosca la promessa di rapporti commerciali più vantaggiosi in cambio di un sì alla firma degli accordi da parte di Yanukovich. Il patto bilaterale Ue-Ucraina poteva essere un successo solo dopo una trattativa a tre che includesse anche la Russia.

 

Quanto conta invece la questione della democrazia interna in Ucraina?

Per entrare nell’Ue, l’Ucraina dovrà fornire delle garanzie di democraticità che al momento non sono del tutto rispettate. Lo stesso arresto della Timoshenko è un campanello d’allarme nei confronti delle condizioni di salute della democrazia in Ucraina.

 

(Pietro Vernizzi)