A vent’anni dalla fine della guerra che ha insanguinato e martirizzato la Bosnia, si tenta per la prima volta di censire quello che resta di una popolazione che tra morti, emigrazioni forzate e volontarie ha visto 100mila uccisi, un milione di senza casa, quasi 10mila desaparecidos. Un Paese, la Bosnia, che resta l’ultimo gradino della ex Jugoslavia, non ancora del tutto indipendente, ma sottoposto a controllo internazionale, diviso tra etnie che si odiano tra di loro e che continuano a cercare la separazione. Un Paese fantasma, dove ancora oggi affiorano i segni di quella guerra fratricida: una fossa comune che si pensa possa contenere più di mille cadaveri è appena stata scoperta in questi giorni. Per Azra Nuhefendic, giornalista bosniaca, contattata da ilsussidiario.net, ci vorranno almeno vent’anni prima che si possa parlare di un paese rappacificato, sempre che ci si riesca, visto l’abbandono in cui viene tenuto dalla comunità internazionale. 



Ci sono state molte voci contrarie al censimento che si è tenuto in Bosnia da parte di politici bosniaci: perché secondo lei?

Il censimento è stato voluto dalle Nazioni Unite e dal mio punto di vista è stato una cosa positiva e importante, ed era ora che si facesse, se pensiamo che l’ultimo era stato fatto prima dello scoppio della guerra. Questo nonostante i tantissimi errori e anche le violazioni compiute: ad esempio si sono portati moduli in Serbia per farli compilare da serbi. Nonostante tutto questo, era importante che si facesse, come avviene in tutti i paesi del mondo.



Perché lo definisce così importante? C’è chi dice che la Bosnia è ancora troppo divisa, pur dopo vent’anni dalla fine della guerra.

E’ importante perché senza censimento non si può pianificare nulla in una nazione: la politica demografica, lo sviluppo industriale, la vita sociale, nulla.

Eppure in un paese che presenta analogie con la Bosnia, come è il Libano, dopo la fine della guerra civile un censimento non è ancora stato fatto per paura di sollevare le proteste di questa o di quella confessione.

Anche in Bosnia ci sono state forze politiche contrarie, ad esempio il partito musulmano. Questo perché, in una zona come quella costruita artificialmente con gli accordi di pace di Dayton, i musulmani saranno pochissimi. E così per i croati, che dopo la fine della guerra hanno cercato inutilmente di tornare in possesso delle loro abitazioni e dei loro territori. Oppure il caso della mancanza di medici, ma se sei un medico musulmano accade che vieni facilmente licenziato. E ancora: si fanno documenti falsi per espropriare la terra di un altro… tutto questo non aiuta la pacificazione, ma il censimento andava fatto comunque.



Ma non pensa che fosse troppo presto per farlo?

No, anche perché il paragone con il Libano non regge. E’ vero che lì ci sono molte confessioni diverse, ma nessuna di esse vuole la divisone del paese, tutte vogliono un Libano unito. In Bosnia invece pur senza violenza si continua ancora oggi a seguire la stessa politica che aveva portato alla guerra, e cioè il separatismo. I politici serbi non hanno mai abbandonato questo scopo, anzi il presidente serbo ogni giorno dice che sta lavorando per staccare i serbi dalla Bosnia, definito un paese artificiale e inesistente, e aggregarli alla Serbia. La stessa cosa la stanno facendo i croati. Questo è il male peggiore, le forze che stanno divorando la Bosnia dall’interno.

 

Ci sono già dei risultati del censimento?

No, ci vorranno mesi prima che si sappiano. Secondo qualche indiscrezione i musulmani sarebbero il 54% della popolazione, ma è tutto da verificare. 

 

Dunque chi sta dicendo che la Bosnia potrebbe entrare nell’Unione europea, che cosa va dicendo?

E’ impossibile, ci vorranno dieci, forse anche vent’anni prima che possa succedere una cosa del genere. La Bosnia non è neanche un paese sovrano ma è guidata da rappresentanti della comunità internazionale. E le regole della comunità internazionale non le rispetta nessuno visto il grado di corruzione dei politici bosniaci. 

 

Che cos’è oggi la Bosnia?

Un paese che la comunità internazionale ha dimenticato, anche sotto la spinta di grandi problemi come la guerra in Siria, la crisi economica mondiale, il problema dell’immigrazione. Noi siamo l’ultimo dei problemi. L’ironia di tutto questo è che spesso la Bosnia viene anche bacchettata dalla comunità internazionale, ma si dovrebbero ricordare del pessimo accordo di Dayton che ha dato vita a una costituzione artificiale che ha sanzionato la conquista delle terre altrui e la divisone etnica, culturale e religiosa. Ultimamente è pure scoppiato il caso di alcuni progetti sostenuti economicamente dall’Unione europea per costruire in Bosnia industrie sporche, inquinanti e distruttive, grazie ad accordi con politici corrotti.