Il sistema informativo degli Stati Uniti, dopo il trattato di Maastricht del 1992, è stato usato per controllare l’andamento dell’economia europea in quanto l’euro metteva a rischio la supremazia di dollaro e sterlina. E’ l’atto di constatazione della realtà di Calogero Mannino, per cinque volte ministro dal 1982 al 1992. Ieri il segretario di Stato, John Kerry, ha parlato di servizi segreti “col pilota automatico”, accusandoli di fatto di essersi spinti troppo in là. Per il generale Keith Alexander invece, sono stati i “responsabili politici” di Washington che hanno chiesto ai servizi di intelligence di indagare “sugli orientamenti delle leadership dei Paesi stranieri”.



Mannino, la stupisce quanto sta emergendo dallo scandalo Datagate?

Neanche un po’. E’ sempre stato così e dobbiamo esserne lucidamente consapevoli. Il giorno in cui gli Stati Uniti e l’Inghilterra hanno vinto la guerra mondiale, hanno messo sotto controllo il mondo. Allora lo fecero con gli strumenti che c’erano in quel tempo, oggi invece basta un’antenna a Niscemi per controllare tutto. Sono i mezzi tecnologici che oggi hanno modificato il meccanismo informativo. Adesso è tutto tecnologico e informatico. Sino al 1989 questo è stato l’assetto del mondo, e quello che hanno fatto gli americani e gli inglesi lo ha fatto la Russia.



Qual era il vero scopo di questo assetto?

In questo modo Londra e Washington hanno difeso la Germania Ovest dai rischi e dalle minacce della Ddr, ma l’hanno anche tenuta costantemente sotto controllo. Dopo la caduta del Muro d Berlino quel sistema è rimasto in piedi tale e quale, e accanto a esso gli Stati Uniti hanno istituito una struttura di controllo delle reti informatiche.

Quanto compiuto dagli Stati Uniti può essere ritenuto in qualche modo accettabile?

Non mi sorprende che gli angloamericani, avendo vinto una guerra mondiale, tengano una rete informativa che si avvale di mezzi che sono ai limiti della legalità, soprattutto di quella dei singoli Stati. Sono mezzi che devono essere accettati quando vengono usati per la salvaguardia rispetto al nemico esterno, che ieri era l’Urss mentre oggi è il terrorismo. Con la scusa del terrorismo, come ieri con quella del comunismo, queste reti informative possono ascoltare che cosa si dicono i politici tedeschi, italiani e, perché no, francesi.



Oggi perché a essere presa di mira è stata soprattutto la Merkel?

I tedeschi oggi di fatto decidono le sorti dell’euro, ed è questa una delle ragioni per le quali il controllo nei loro confronti è diventato più forte. A partire dagli accordi di Maastricht del 1992, quando si presentò l’ipotesi di un’unione monetaria, i padroni di dollaro e sterlina, hanno tenuto sotto controlli i Paesi dell’Eurozona. Il loro obiettivo era quello di non rafforzare l’euro nelle sue parti più deboli, cioè gli Stati dell’Europa Meridionale.

 

In che modo?

Intanto in queste settimane abbiamo avuto il tempo di constatare che basta la più piccola decisione sul debito pubblico americano affrontata in un certo modo, per avere influenza anche sull’andamento dei singoli Paesi Ue. Se Obama non avesse trovato l’accordo sul tetto, ci sarebbero state pesanti conseguenze anche per noi.

 

Torniamo al caso Datagate. Quali sono le conseguenze di quanto è avvenuto?

Le strutture parallele degli Stati, cioè i servizi segreti, diventano più importanti delle stesse istituzioni. Diventano cioè i detentori delle conoscenze e i controllori del potere di conoscenza. Non a caso, di fronte a miliardi di telefonate controllate, il generale Keith Alexander ha detto riferendosi a questo sistema: “Ci piacerebbe metterlo giù, gettarlo via. Ma se lo facessimo la nostra paura è che si creerebbe un vuoto, e ci sarebbe il rischio di un potenziale 11 settembre”. Eppure l’11 settembre si è verificato nonostante la loro rete informativa, e gli Usa non sono stati nelle condizioni di svolgere un’azione preventiva.

 

I servizi segreti italiani hanno collaborato a questa azione di spionaggio?

I servizi italiani possono collaborare, ma limitatamente. Per farlo dovrebbero infatti avere un’autorevolezza e una credibilità. Lo abbiamo visto a proposito del caso Abu Omar. Se la Cia decide di andare a prendere un arabo a Milano e i servizi italiani non sono in grado di garantire quell’operazione di rendition, vengono bypassati. Il magistrato di Milano a quel punto non può condannare il funzionario della Cia, perché il suo caso è subito stralciato dal processo, e se qualche agente Usa subisce una condanna subito il presidente Napolitano gli deve dare la grazia.

 

(Pietro Vernizzi)