Riuscirà alla fine a far partire la discussa campagna governativa di appuntamenti galanti? E’ quello che si augura Solveig Horne, la ministra norvegese per Infanzia, Uguaglianza e Inclusione sociale. Per arginare l’impennata di divorzi che a Oslo hanno appena sfiorato il tasso del 40%, l’idea è di incoraggiare le coppie sposate – al momento in stallo come un pendolo a fine corsa – a regalarsi settimanalmente una serata fuori da soli; per riportare equilibrio in un rapporto un po’ oscillante, ridarsi slancio e riprendere il ritmo dimenticato d’un tempo.           



Su di un governo che entra così a gamba tesa in materia di vita privata, c’è da chiedersi fin dove voglia spingersi. Se la posta in gioco è il bene dei cittadini, io avrei già pronti un paio di suggerimenti. Ad esempio, da quando mi precipito in metropolitana il lunedì mattina, mi chiedo perché mai il governo non stanzi un numero minimo di minuti a weekend da passare sotto la doccia. E già che ci siamo, perché non infilarci – per le signore – anche un paio di colpi-di-sole obbligatori a semestre?    



A ogni modo, per ora il governo norvegese entra in materia di crisi matrimoniale: suggerisce cenette, passeggiate, cinema… tutto fa brodo nella ricetta nordica dell’anticrisi. Adesso, che se ne debba occupare lo Stato non sono troppo convinta, ma che nei Mari del Nord si vada a pesca di quality time non può che incontrare il mio favore: sono sempre stata una promotrice dell’importanza di buon tempo speso insieme dai coniugi. Ma mi domando: cosa potrà mai scattare, dopo migliaia di pasti consumati gomito-a-gomito, dallo stuzzicarsi davanti a un trancio di salmone al pepe rosa?; o anche dal corteggiarsi sul ponte di una love-boat durante una minicrociera nel fiordo dietro casa? Al di là di due orette di trastullo sotto il sole di mezzanotte, una volta rincasati, non sono così certa che il rapporto ne possa trarre d’amblée tutto quello strabiliante rinvigorimento. 



Se invece il proposito è davvero ridare forza al matrimonio, allora si alzi il livello della sfida. E se la Horne non ha posto limiti a dove/come spendere il poco tempo insieme, allora il mio consiglio è: si ingaggi una baby-sitter, si lascino a casa i cliché e ci si imboschi dritti in posti dove si mette veramente a prova la tenuta della coppia: corsie dei surgelati e lavanderie a gettoni.     

Volete mettere: un lui e una lei – piuttosto inaspriti da una convivenza decennale – che tutto d’un tratto ripongono gli artigli e ricominciano a farsi le fusa davanti al freezer del merluzzo sottosale? E’ qui, che il termometro di coppia misura il reale affiatamento. E’ qui che si gioca la quotidiana lotta dell’amore. O ancora: se da domani vedessi mio marito caricare l’asciugatrice una volta alla settimana, mi basterebbero appena due giri di centrifuga per rinfrescare di colpo le ragioni per cui ci siamo sposati quindici anni fa.

Variazioni a parte, il nocciolo importante della questione resta: il fatto che proprio un Paese progressista come la Norvegia rivolga così tanta attenzione sull’esplosione di divorzi, la dice lunga sul clima di preoccupazione che circola nel Nord Europa, da tanti guardato peraltro come modello-Paese da imitare. Tirare in ballo addirittura l’intervento del governo in una sfera così intima come il rapporto di coppia non lascia indifferenti: mentre da noi si combatte l’evasione fiscale, in Norvegia ci si impegna contro l’evasione dai doveri coniugali.

Che ogni amministrazione risolva i suoi grattacapi. Ma se l’iniziativa salva-unioni del governo galeotto norvegese dovesse avere davvero tutto quel successo che le auguro, mi viene un presentimento: non sarà mica che l’anno prossimo il Nobel per la pace se lo terranno loro?

 

(Marcella Manghi)