E’ durata solo pochi minuti la prima udienza del processo a Mohamed Morsi. L’ex presidente egiziano è accusato di avere ordinato alle milizie dei Fratelli musulmani di sparare sulla folla che nel dicembre 2012 assediava il suo palazzo. Il leader islamista ieri è arrivato scortato in elicottero all’Accademia della Polizia, dove lo attendevano centinaia di sostenitori che hanno creato tumulti e impedito all’udienza di continuare. I giudici hanno aggiornato il processo all’8 gennaio prossimo. Per Tewfik Aclimandos, professore di Storia araba contemporanea al Collège de France, “il progetto di Morsi era di natura totalitaria, e le milizie dei Fratelli musulmani non hanno mai smesso di aggredire fisicamente magistrati e giornalisti. Il fatto che per la seconda volta in due anni un ex capo di Stato finisca a processo documenta il fatto che in Egitto le cose stanno cambiando veramente”.
In che modo gli egiziani stanno vivendo il processo a Morsi?
Il processo a Morsi sta dividendo l’Egitto. Per molti cittadini la questione fondamentale riguarda uno scontro tra le diverse autorità dello Stato, per altri è relativa al fatto che lo stesso presidente deve pagare se commette dei crimini, mentre per altri ancora è la prova che la destituzione di Morsi è illegale e il processo contro di lui è una farsa. L’ampia maggioranza della popolazione però vede con favore il fatto che l’ex capo dello Stato sia processato. Ciò è un segno del fatto che in Egitto le cose stanno cambiando, in quanto in due anni sono già due gli ex presidenti, prima Mubarak e poi Morsi, ad essere finiti alla sbarra.
Ritiene che il processo contro Morsi sia legittimo?
Sì, questo è chiaro. Il regime dei Fratelli musulmani si è macchiato di numerosi crimini e in una democrazia è giusto che il loro responsabile sia sottoposto a impeachment.
I magistrati egiziani sono politicizzati o agiscono in modo indipendente?
Lo capiremo dai prossimi sviluppi di questo processo. Non posso garantire per i giudici in quanto non conosco le loro intenzioni. Dobbiamo però tenere conto del fatto che il regime dei Fratelli musulmani ha cercato di distruggere il potere giudiziario, e quindi la maggioranza dei magistrati odiano il partito islamista. Non le nascondo quindi che le toghe egiziane non sono neutrali, ma ciò nasce dal fatto che nell’ultimo anno si sono più volte sentite sotto attacco da parte dei sostenitori di Morsi. Al momento della sua caduta, l’ex presidente stava preparando una legge che, se approvata, avrebbe portato al licenziamento in tronco di 4mila giudici. Esiste quindi uno scontro in atto tra il potere giudiziario e i Fratelli musulmani, ma ciò non significa che questi ultimi siano delle povere vittime.
Per quale motivo i difensori di Morsi hanno cercato di fare ricadere tutte le accuse sull’ex ministro degli Interni, Ahmed Gamaleddin?
Perché il ministro Gamaleddin si era rifiutato di obbedire ad alcuni degli ordini di Morsi. Il presidente gli aveva intimato di utilizzare le forze dell’ordine per sparare contro i manifestanti che avevano circondato il palazzo presidenziale. Gamaleddin però gli ha risposto categoricamente che non intendeva farlo, e Morsi ha quindi dovuto fare ricorso alla milizia dei Fratelli musulmani per sgomberare chi lo contestava. L’argomentazione degli avvocati del leader islamista è stata quindi che quest’ultimo ha dovuto utilizzare la milizia in quanto la polizia in quel momento non rispondeva più al capo dello Stato, e che è stata questa “insubordinazione” a provocare lo spargimento di sangue.
Come valuta il ruolo dei media egiziani in questa vicenda?
I media egiziani riflettono i sentimenti dell’opinione pubblica, che in larga parte è contraria ai Fratelli musulmani. Questi ultimi hanno tentato di instaurare una dittatura, distruggendo il sistema dei media e il potere giudiziario. Non c’è da stupirsi che la maggioranza degli egiziani ora siano contro Morsi. Non le nascondo che buona parte dei media nazionali abbiano dichiarato guerra ai Fratelli musulmani, ma il motivo è che hanno sentito la loro indipendenza seriamente minacciata. Il progetto di Morsi era di natura totalitaria, e le milizie dei Fratelli musulmani non hanno mai smesso di aggredire fisicamente magistrati e giornalisti. Ora qualcuno si stupisce che media e tribunali non intendano porgere l’altra guancia.
Quali sono stati gli episodi più gravi a cui si riferisce?
Nel dicembre 2012 alcuni giornalisti sono stati uccisi con armi da fuoco. Pochi giorni dopo la sede del quotidiano Al-Wafd è stata attaccata e in parte bruciata dai Fratelli musulmani o dalle milizie islamiste. Il regime di Morsi ha inoltre fatto sì che diversi reporter fossero processati. E’ stata insomma un’intimidazione continua nei confronti di tutte le forze indipendenti che potevano opporsi al progetto dei Fratelli musulmani. Ora queste forze sono fortemente avverse a Morsi, ma non in quanto rappresentino una presunta “élite liberale”, bensì in quanto esprimono i sentimenti dei tre quarti degli egiziani.
(Pietro Vernizzi)