Con una sentenza, la Corte suprema indiana ha ribaltato quella stabilita da un tribunale di Nuova Delhi  alcuni anni fa. Per quest’ultimo, l’omosessualità non era da condannare e il parlamento doveva esprimersi con una legge apposita al proposito. Adesso invece la Corte suprema, massima autorità giudiziaria del paese, torna invece al vecchio procedimento in uso che definisce i rapporti tra persone dello stesso sesso un reato in quanto comportamento contro natura e fissa una pena fino ai dieci anni di carcere per chiunque abbia rapporti di questo tipo. Ovvio il disappunto delle associazioni gay presenti nel paese che parlano di “giornata nera” per la comunità gay indiana. Sempre secondo le associazioni gay e in particolare la ong Human Rights Watch (Hrw) questa decisione attacca non soltanto gli omosessuali ma anche il diritto di ogni persona alla propria privacy e alla non discriminazione. Si tratta, dice l’associazione americana, di una battuta d’arresto nella difesa della dignità umana: “Adesso il governo deve fare quello che avrebbe dovuto fare a suo tempo, e cioè procedere all’abrogazione della sezione 377 del Codice penale indiano”. Tale codice penale fu istituito durante il periodo in cui l’India era una colonia inglese. 



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