In risposta allo scudo antimissile della Nato in Europa, la Russia ha di recente confermato il dislocamento di missili Iskander, capaci di trasportare una testata nucleare e con un raggio di oltre 500 chilometri, lungo il confine baltico e nell’enclave russa di Kaliningrad, tra Polonia e Lituania. La decisione, ha precisato Igor Konashenko, portavoce del ministero della Difesa russo, “non è in contraddizione con gli accordi internazionali”, visto che “i complessi missilistici tattico-operativi Iskander sono in dotazione delle truppe missilistiche e di artiglieria del distretto militare occidentale”. Lo scenario che si sta prefigurando fa però tornare la memoria al 1983, quando una esercitazione militare della Nato in Europa “venne ritenuta da Mosca un attacco contro le truppe del Patto di Varsavia, e provocò quasi una rappresaglia nucleare”, almeno secondo quanto rivelato nei giorni scorsi dal Guardian. Il quotidiano britannico, citando documenti del governo, ha spiegato che trent’anni fa il Cremlino, a quel tempo guidato da Juri Andropov, “ordinò di caricare su decine di aerei in Germania Est e in Polonia ordigni nucleari tattici e diede disposizione di pre-approntare al lancio 70 missili balistici a medio raggio SS-20, inviando anche diversi sottomarini armati con missili a testate atomiche sotto i ghiacci del Polo Nord”. In attesa di ulteriori sviluppi, abbiamo rivolto alcune domande al generale Carlo Jean, analista militare ed esperto di geopolitica.
Come giudica questa mossa della Russia?
Il Cremlino vuole certamente rispondere al progetto dello scudo Nato in Europa, ma credo sia anche molto preoccupato dalle pressioni che sta ricevendo dai Paesi occidentali, in particolare da Germania e Stati Uniti, per quanto sta accadendo in Ucraina. E’ per questo motivo che la Russia si rende spesso protagonista di azioni del genere, esattamente come avvenuto un paio di anni fa quando organizzò un’imponente esercitazione militare in Bielorussia, ai confini dell’Estonia e la Lituania, con circa 25mila uomini.
Che significato possiamo dare a gesti di questo tipo?
Sono azioni di carattere principalmente simbolico. La Russia tenta di mostrare la sua forza, per far capire all’Occidente che non si lascerà mettere sotto e che è pronta a reagire in qualsiasi modo ad ogni pressione che riceverà.
Come mai invece lo scudo Nato spaventa così tanto il Cremlino?
Secondo la Russia, lo scudo Nato in Europa minaccia il suo deterrente nucleare strategico, ma in realtà non è così.
Come mai?
Perché il deterrente russo parte dalla zona degli Urali e passa attraverso il Polo Nord per raggiungere gli Stati Uniti, senza sorvolare quella zona. Inoltre lo scudo antimissile della Nato, da costruire e schierare in Polonia, Repubblica Ceca e Romania, non è assolutamente in condizione di intercettare i missili intercontinentali russi. Nonostante ciò, il Cremlino ha più volte minacciato ritorsioni contro lo scudo europeo, schierando gli Iskander che in teoria potrebbero colpire le basi Nato in Polonia e forse anche in Romania.
C’è il rischio di una guerra nucleare?
Un pericolo del genere non c’è per un semplice motivo: le armi nucleari non sono armi da guerra, ma sostanzialmente di dissuasione. Nessun Paese potrà essere tanto scellerato da utilizzarle per altri motivi.
Anche in assenza di un attacco, crede sia possibile assistere nuovamente a una crisi come quella del 1983?
I deterrenti nucleari strategici sono dei sistemi sempre pronti ad essere impiegati e di conseguenza sono suscettibili di possibilità di errore. Tuttavia hanno sempre funzionato, anche durante i periodi più tesi della Guerra Fredda, quindi anche quando un’esercitazione militare della Nato venne considerata come un inizio di attacco contro la Russia. In tutti i casi credo sia normale che un Paese pensi bene più di una volta prima di premere il bottone.
Se dovesse invece verificarsi un errore di cui parlava, magari il lancio di un missile?
In quel caso sarebbe ben difficile limitarsi a chiedere scusa. Il Paese responsabile dovrebbe verosimilmente fare i conti con reazioni decisamente più forti, ma stiamo comunque parlando di scenari difficilmente realizzabili.
E’ improbabile anche che questi missili vengano rivolti verso i confini italiani?
E’ molto difficile che possa accadere. Non bisogna mai dimenticare che armi di questo tipo costano sempre di più e rendono sempre di meno, quindi ciò che fa la differenza nella geopolitica mondiale non è più la conquista territoriale, bensì la competitività dell’economia.
Come crede si risolverà allora questa vicenda?
Sicuramente assisteremo a un irrigidimento da parte della Nato, che comunque non accetterà una sfida del genere da parte della Russia. Di conseguenza è probabile che verrà annunciata una accelerazione dello schieramento del sistema di difesa in Europa, oppure gli Stati Uniti potranno decidere di inviare degli incrociatori nel Mediterraneo, ma sarebbe anche quello un gesto puramente simbolico.
(Claudio Perlini)