“Nella Repubblica Centrafricana i guerriglieri qaedisti di Seleka continuano ad attaccare le chiese, i negozi e le case dei cristiani. In ogni villaggio conquistato le milizie ribelli uccidono tutti i cristiani e distruggono le loro capanne , lasciando in piedi solo quelle dei musulmani”. E’ la denuncia di Padre Piero Gheddo, giornalista e missionario del Pime, secondo cui quanto sta avvenendo “non è solo una ribellione contro il governo, ma un attacco mirato contro i cristiani”. Dall’inizio del conflitto, il 10 dicembre 2012, Padre Gheddo sta ricevendo decine di lettere con resoconti dettagliati delle atrocità belliche descritte dai missionari di ogni villaggio del Paese. La composizione religiosa della Repubblica Centrafricana è molto variegata: i cattolici sono il 20%, i protestanti il 16%, gli animisti il 19% e i musulmani il 15%. Martedì il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha invitato i Paesi Ue a mandare le loro truppe per sostenere l’intervento di peacekeeping da parte di Parigi.
Padre Gheddo, che cosa sta avvenendo nella Repubblica Centrafricana?
I fattori religiosi, politici e strategici implicati nel conflitto sono ben più complessi di quanto potrebbe apparire in un primo momento. Per comprendere che cosa sta avvenendo sul terreno, è utile partire però dalla relazione che mi ha inviato padre Celestino, il parroco di Bohog a 70 km da Bouar.
Che cosa le ha raccontato padre Celestino?
Dal momento in cui Seleka è apparso nella sua città, tre diversi gruppi di guerriglieri si sono susseguiti, ma tutti hanno mostrato lo stesso atteggiamento ostile. All’ingresso e all’uscita di Bohog sono state erette barriere informali per estorcere denaro sia alla popolazione sia ai commercianti. Da qualche tempo gruppi locali dei Seleka hanno cominciato ad arrestare e a uccidere i cristiani, in base forse anche a notizie che provenivano dall’esterno.
Quindi che cosa è avvenuto?
Il 16 agosto 2013 un gruppo di Seleka con alcuni giovani musulmani di Bohog si sono diretti verso la canonica, dove hanno sfondato la porta di casa del parroco, padre Celestino, quindi si sono diretti verso la casa delle suore, dove hanno divelto tutte le porte e razziato a piacimento. In questo momento è impossibile avere un’idea precisa dei morti e dei feriti nella popolazione civile, anche perché si continuano ad attaccare le chiese, i negozi e le case dei cristiani.
Quello di Bohog è un caso isolato?
No. In ogni villaggio conquistato le milizie ribelli uccidono tutti i cristiani e distruggono le loro capanne , lasciando in piedi solo quelle dei musulmani. Non è quindi solo una ribellione contro il governo, ma è in atto un attacco mirato contro i cristiani. Questi ultimi sono perseguitati in quanto sono considerati come i nemici dell’Islam.
Che cosa c’è all’origine di questa persecuzione?
Al Qaeda e le sue derivazioni, tra cui c’è appunto Seleka, mirano a restaurare il Califfato islamico, cioè una nazione la cui vita si basi esclusivamente sul Corano e su Maometto, per “mettersi in salvo” dei “pericoli” del mondo moderno. L’estremismo islamico si sta diffondendo non solo nel Nord Africa e nel deserto del Sahara, ma anche in Ciad, Mali, Nigeria, nel Nord del Camerun e quindi nella Repubblica Centrafricana.
Qual è il significato strategico di quanto sta avvenendo nel Paese?
I musulmani della Repubblica Centrafricana sono spalleggiati da guerriglieri islamici provenienti da Ciad, Mali, Sudan e Nigeria. I Seleka, guidati da un capo carismatico, sono originari di questi quattro Paesi e sono entrati nella Repubblica Centrafricana per attaccare il governo e i cristiani. Quanto sta avvenendo non è un fatto locale, ma da circa quattro anni è in atto un piano di Al Qaeda, che ha iniziato a dissestare prima la Nigeria e quindi gli Stati circostanti tra cui il Camerun, dove di recente gli islamisti hanno sequestrato un sacerdote francese. Quindi hanno attaccato la Repubblica Centrafricana. Anche per questo, ritengo che l’intervento dell’Esercito francese sia un fatto positivo in quanto è indispensabile per riportare questo Stato a un minimo di legalità.
L’arcivescovo di Bangui, Dieudonné Nzapalainga, ha invitato i cristiani a non vendicarsi per le atrocità subite da parte dei musulmani. Che cosa ne pensa di questo invito?
Lo condivido, è questo il cristianesimo a tutte le latitudini del mondo. L’arcivescovo Nzapalainga non dice però che l’Esercito nazionale non deve difendersi dalle milizie straniere dei Seleka, bensì invita i cristiani a non compiere vendette trasversali nei confronti della popolazione locale di fede musulmana. Quando incomincia una guerra civile si crea distruzione ovunque e a restarne vittime sono le persone di tutte le religioni e i ceti sociali. La guerra civile non porta a nessun risultato positivo, e fa bene quindi l’arcivescovo a rivolgere questo appello.
(Pietro Vernizzi)