La sua storia aveva fatto il giro del mondo: ad agosto il piccolo Guo Ben era stato rapito dalla zia che, prima di suicidarsi, gli cavò gli occhi con, probabilmente, un cucchiaio arroventato. Dopo un aliunga e dolorosa riabilitazione il piccolo ha lasciato l’ospedale di Shenzhen (Sud della Cina) dove gli sono stati impiantati due occhi artificiali che non gli permettono ancora di vedere, ma per lo meno di tenere aperte le palpebre. Fra circa sei mesi Guo Ben tornerà in sala operatorio per l’impianto di un sistema di riconoscimento visivo simile a un navigatore che (posto sulla nuca) gli invierà segnali elettrici al cervello così da permettergli di riconoscere le forme che si trova davanti. Ad annunciare il tutto, in una conferenza stampa, è il dottor Dennis Lam, capo dell’equipe che l’ha operato (gratuitamente), che ha poi detto come Bin Bin (così ribattezzato) “potrà vestirsi e lavarasi da solo”. Lam ha aggiunto come nei prossimi dieci anni, grazie alle novità della ricerca scientifica, potrà recuperare tra il 20 e il 40% della vista con l’ uso di microtelecamere, una tecnica che è già stata sperimentata con successo in Europa e negli Usa.