Suore rapite: è la prima volta che accade da quanto è iniziato il conflitto siriano. Si tratta delle religiose che si trovavano nel convento di Santa Tecla nel villaggio cristiano di Maalula, a circa sessanta chilometri a nord della capitale Damasco. Secondo l’agenzia di Stato Sana, miliziani appartenenti al fronte jihadista hanno preso in ostaggio “la madre superiora, Pelagia Sayyaf, e altre suore”. Secondo invece l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, i miliziani hanno attaccato il villaggio ma non è stato detto nulla al proposito delle suore. La città di Maalula era già stata occupata in passato dagli islamici fondamentalisti, ma poi era stata liberata. La zona però era sempre rimasta senza controllo e adesso il fatto si è ripetuto. Prima però dell’irruzione gli abitanti sarebbero fuggiti a Damasco. Maalula non è il solo centro cristiano preso di mira dagli islamici. Come ha raccontato il parroco greco cattolico della Chiesa di San Michele a Qara, molte città subiscono sorte analoga: “Maalula, Sednaya, Sadad, poi Qara e Deir Atieh, ora Nebek: i jihadisti armati applicano un medesimo modello: prendono di mira un villaggio, lo invadono, uccidono, bruciano, devastano. Per i civili, cristiani e non, la vita è sempre più difficile. I miliziani stranieri agiscono fuori controllo dei nostri compatrioti siriani dell’Esercito Libero Siriano (FSA), che invece sono rispettosi di tutti, e che non vogliono radere al suolo l’intero paese. Ma questi, purtroppo, in tanti casi hanno dovuto ritirarsi di fronte ai gruppi armati stranieri”.



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