E così mentre l’Argentina celebra 30 anni di una democrazia fantomatica, ampiamente descritti ai lettori di queste pagine, in Cile la già ex Presidente Bachelet riconquista la prima poltrona del Paese in un’alternanza di potere con l’opposizione che la dice lunga su come, anche in una realtà storicamente travagliata come quella che contraddistingue questa nazione, si possa vivere civilmente.



Al Governo neoliberalista di Pinera subentra quello progressista di una persona che, benché toccata personalmente dalla tragedia della dittatura di Pinochet, ha saputo anteporre il dialogo a prese di posizione populiste che sarebbero finite con dividere la nazione. Il Cile occupa una striscia di terra a cavallo tra la catena andina e l’Oceano Pacifico e proprio la sua limitata estensione ha costituito per secoli il suo più grande problema. Invano il Cile ha cercato di avere uno sbocco sull’Oceano Atlantico sia attraverso la revisione di trattati con l’Argentina che con la premessa di una guerra evitata negli anni Ottanta grazie alla mediazione di Giovanni Paolo II, che riuscì in extremis a risolvere un’intricata situazione politica. Fatto che gli costò non poche critiche di presunta connivenza con l’ex dittatore, alimentate da un episodio famosissimo nel quale Pinochet, dal balcone del palazzo della Moneda, presentatosi alla folla con Woityla, contravvenendo all’accordo diplomatico, fece un passo avanti rispetto al Papa, instillando l’idea di un’approvazione pontificale al suo regime.



Acqua passata: difatti la nazione, che pur sta attraversando momenti difficili a causa della crisi mondiale, ha saputo affiancare nel tempo alla sua principale risorsa, il rame, di cui è primo produttore mondiale, uno sviluppo del settore agricolo specie nel settore vitivinicolo che, unito a un altrettanto notevole avanzamento della pesca e dell’allevamento ittico, ha enormemente giovato alla sua economia inizialmente troppo legata agli alti e bassi del prezioso metallo il cui uso è ridiventato vitale in ampi settori industriali.

La sua dipendenza dalle importazioni lo ha però portato a una crisi che Pinera pensava di risolvere con la classica ricetta del risparmio sociale e le privatizzazioni di settori produttivi gestiti dallo Stato. Ma il Cile rimane sempre uno dei paesi più competitivi per il grado di stabilità sociale, il benessere individuale, la libertà economica e il bassissimo indice di corruzione.



Il programma che Bachelet vuole attuare si basa su tre semplici punti fondamentali per affrontare la crisi: cultura per tutti, uno sviluppo della qualità dell’educazione scolastica e cambiamenti alla Costituzione che le permettano un’impronta ancora più democratica….ma sopratutto che il Cile continui a essere un Paese per tutti, principio rimarcato dalla sua prima dichiarazione appena rieletta. E difatti il suo progetto prevede il coinvolgimento diretto di tutte le forza politiche, senza distinzioni di pensiero.