Bachar Auber fa la guida turistica. E’ un siriano di fede cristiano ortodossa e la sua famiglia è originaria di Maalula, una delle città martiri, colpita e devastata dall’odio fondamentalista islamico. “Io non so perché ci odiano così tanto, non so perché vogliono cacciare tutti i cristiani dalla Siria e dal Medio Oriente” ha detto al sussidiario.net. Sfuggito per miracolo a un coppo di mortaio qualche mese fa che ha fatto sette morti intorno a lui, Bashar parla come un fiume in piena: il tradimento dei paesi occidentali che sostengono le milizie islamiche, i 400mila cristiani che sono già fuggiti dal paese, un mondo dove differenti religioni convivevano in pace. Non esiste più niente di tutto questo: “Non lascerò mai la Siria” dice “nonostante tutto questo è il mio paese e io resterò qui fino alla fine. Non avete idea di quanti cristiani si sono riavvicinati alla Chiesa in questi due anni: è la nostra unica speranza, preghiamo giorno e notte perché torni la pace in Siria”.



Bachar, tu sei originario di Maalula: hai ancora dei parenti là?

A Maalula non c’è più nessuno, sono stati tutti costretti a fuggire. La città è stata devastata da questi criminali appartenenti ad Al Qaeda: hanno distrutto e saccheggiato chiese e conventi, hanno rapito le suore del convento di Santa Tecla, hanno terrorizzato ogni cittadino. E hanno anche saccheggiato le nostre chiese e i nostri conventi, rubando le nostre preziosissime e antiche icone. 



Un quadro desolante. Maalula è una città di antica tradizione ortodossa?

Ci vivevano anche molti cattolici, di rito bizantino E ovviamente anche islamici, vivevamo tutti in armonia prima della guerra.

Che ragioni ti dai di quello che invece è diventata oggi la Siria?

Siamo davanti a un piano studiato a tavolino, quello di costringere i cristiani a lasciare la Siria come già sta avvenendo in Iraq. Non è solo Maalula, sono tante le città e i villaggi devastati con la gente costretta a fuggire. E i cristiani che rimangono sono costretti a convertirsi all’Islam, le donne a indossare le vesti islamiche come il burqa. Sono già 400mila i cristiani che hanno lasciato la Siria su un totale di un milione, un terzo di essi.



Vi sentite abbandonati dall’Occidente? Gli Stati Uniti erano pronti a scendere in guerra a fianco dei rivoluzionari.

Come cristiano non ho mai avuto fiducia nell’occidente, fa solo i suoi interessi. L’Italia è il mio secondo paese ma mi ha deluso tantissimo, fa solo quello che le dicono Francia e Inghilterra. Io non sono filo governativo, appartengo a un partito oppositore di Assad, però volevamo risolvere la situazione in modo pacifico. La rivoluzione iniziale è stata scavalcata dai qaedisti finanziati dall’Arabia Saudita. Quel paese è il male più grande al mondo, non solo per la Siria, ma per tutti. Soffriamo questa invasione di qaedisti che arrivano dalla Turchia, dall’Iraq, dal Libano. Ci sono massacri ogni giorno e dietro a tutto c’è l’Arabia Saudita. Lo stesso avviene in Iraq. In Siria non c’è una guerra civile come dicono i giornali occidentali, in Siria c’è una invasione di milizie terroristiche islamiche. 

Forse qualcosa sta cambiando da parte dei paesi occidentali?  

Non lo so. Non so come l’occidente accetta questa situazione. E’ vero, la Germania ha cominciato a cambiare atteggiamento, ma noi cristiani e anche tutti i siriani ci sentiamo traditi dall’occidente. Che poi applica le sanzioni economiche contro il governo di Assad: ci tolgono la luce dieci ore al giorno, chiudono tutti i rubinetti economici e il risultato è la sofferenza del popolo.  

 

Tu sei mai stato coinvolto in qualche episodio di violenza? 

Lo scorso 14 maggio una bomba di mortaio è caduta vicino alla mia macchina e una scheggia si è infilata nella schiena per fortuna senza conseguenze. Ma intorno a me sono morte sette persone.

 

Esiste ancora una qualche forma di convivenza con i musulmani moderati?

Certo. Nel mio palazzo ad esempio vivono sette famiglie islamiche con cui c’è un ottimo rapporto. Tanti islamici hanno accolto e aiutato i cristiani che fuggivano. Ma la vita è difficile: nel nostro paese che è vicino a Damasco sono caduti 2700 colpi di mortaio. 

 

Come sono i rapporti fra cattolici e ortodossi? Vi aiutate fra di voi?

Certamente: ci sono salesiani, gesuiti che offrono aiuti umanitari a tutti non importa quale sia la religione. 

 

E tu perché non lasci la Siria?

Potevo andarmene in Italia che considero il mio secondo paese e che amo molto, ma ho rifiutato perché amo questa terra e voglio rimanere qui. Questo è il mio paese, non me ne vado.

 

Ci sono casi drammatici in corso in Siria: le suore rapite, i due vescovi ortodossi di cui non si sa più niente da un anno…

I due vescovi si trovano attualmente in Turchia. La Chiesa ortodossa mantiene il segreto perché sono in corso trattative condotte da un generale libanese con il Qatar. Le suore sono invece state rapite per chiedere la restituzione da parte del governo di un villaggio importante per i qaedisti perché è sulla via che porta alla loro principale base di rifornimento di armi. Il governo ha ovviamente rifiutato e adesso non sappiamo cosa succederà a queste suore. 

 

Dove trovi la speranza per vivere in questa situazione?

Preghiamo continuamente giorno e notte. La gente si sta riavvicinando alla chiesa, gli stessi cristiani tornano a frequentarla. La speranza è la fede e la chiesa ci dà questa speranza. Spero davvero che a Ginevra il 22 gennaio si trovi la soluzione per bloccare questi terroristi. Ne arrivano in continuazione da tutto il mondo anche dall’Italia. E’ una minaccia anche per voi perché torneranno da voi con questa mentalità sanguinaria. Cosa farete? Voi non siete abituati, non lo eravamo neanche noi ma adesso purtroppo lo siamo.

 

(Paolo Vites)