Un discorso molto abile il cui messaggio non lascia alcun margine per la trattativa: per l’Europa non cambierà nulla neanche nei prossimi cinque anni. Nel suo primo discorso al Bundestag dopo la rielezione come Cancelliere, Angela Merkel ha affermato che l’integrazione europea rimane “uno dei compiti più importanti del governo di grande coalizione”. La Merkel ha inoltre invitato gli Stati membri a modificare i Trattati Ue per rafforzare l’euro e introdurre un meccanismo che renda le riforme vincolanti. Un discorso accattivante, anche se bisogna chiedersi che cosa abbia davvero in mente il Cancelliere tedesco. Ciò cui pensa da tempo la Merkel è essenzialmente una sorta di federalismo dei governi in cui la Germania abbia la capacità di influire sugli altri Stati.



Il Cancelliere non accetterà mai qualunque riforma che vada nella direzione del rafforzamento del Parlamento Ue. La parola “riforme” è associata spesso ad accezioni positive, mentre nella realtà la Germania è immobile. In questo momento la Merkel gode di un consenso sociale enorme, il cui presupposto è appunto che non cambi nulla. Nessuno ricorda, per esempio, che la riforma del lavoro tedesca, oggi tanto osannata, fu approvata ormai dieci anni fa da Gerard Schroeder tra gli insulti generali. Quando la Merkel parla di “modificare i trattati Ue” progetta ovviamente di farlo nella direzione che risulterebbe più conveniente per la Germania. Negli ultimi due anni Berlino è risultato il vero vincitore, e una modifica dei trattati non farebbe altro che rafforzare le conseguenze di questo dato di fatto. Il vero problema è che la Spd non ha in mente una politica realmente alternativa a quella della Merkel. Il nuovo governo tedesco si basa infatti su uno scambio da contorni ben chiari: la Spd ha ottenuto tutto ciò che voleva sul piano della politica sociale, ma si è impegnata a non mettere becco nella politica europea.



Proponendo di cambiare i trattati, di fatto la Merkel intende dire che vuole rafforzare sul piano istituzionale questa linea oggettivamente vincente. Ciò che deve fare il nostro governo non è quindi “battere i pugni sui tavoli” negli organismi Ue o fare la voce grossa, come vorrebbe qualcuno, ma prendere atto del fatto che non esiste una strategia alternativa a quella della Germania, e che né Hollande né Draghi sono in grado di elaborarne una.

Il vero “capolavoro” della Merkel è stato quello di convincere gli altri Stati Ue che non esistono alternative alla linea da lei dettata a Bruxelles. Attraverso la politica della Bce, Draghi sta riuscendo ad alleggerire alcuni aspetti della politica monetaria voluta dalla Germania, ma non a indicare una strada realmente diversa. Il fatto di constatare che la Germania ha vinto non significa voler fomentare i sentimenti anti-tedeschi, ma anzi al contrario constatare che non ci dobbiamo fare illusioni sul futuro che ci attende in Europa. Anche perché due anni fa c’era una tensione molto forte che oggi si è attenuata ma che continua a esistere. La conseguenza è stata quella di portare all’estremo i progetti populisti negli Stati euro-deboli. Nel momento in cui Hollande è stato eletto alla presidenza della Francia, gli osservatori si erano illusi che il socialismo democratico europeo sarebbe stato in grado di proporre una linea diversa, ma nella realtà ciò non è avvenuto. Da questo punto di vista quindi non c’è nessuno scontro, in quanto da una parte ci sono le politiche della Merkel, le cui idee sono fin troppo chiare, e dall’altra c’è soltanto il vuoto pneumatico.



Un altro punto importante nel discorso di Angela Merkel al Bundestag è quando il Cancelliere tedesco ha ribadito che “è necessario un meccanismo unitario di liquidazione delle banche”, perché “mai più dovrà essere il contribuente a pagare se una banca fallisce”. Anche da questo punto di vista, niente di nuovo sotto il sole. I partiti italiani dimostrano a loro volta di essere privi di una strategia autonoma, che non sia di un’aggressività monocorde nei confronti della Merkel e della Germania. È questa la vera vittoria del Cancelliere tedesco, che è riuscito a polarizzare tutti i suoi avversari. La vera frase centrale nel discorso del capo del governo di Berlino è stata quando ha affermato che “se cade l’euro cade l’Europa”. È proprio il fatto di avere fatto passare questa idea ad avere rappresentato la vera vittoria della Merkel.

 

(Pietro Vernizzi)