In Siria, secondo l’agenzia di Stato Sana, un gruppo di combattenti antigovernativi ha fatto irruzione nel convento di Santa Tecla, nel villaggio di Maalula, a nord di Damasco, e ha preso in ostaggio la madre superiora, Pelagia Sayyaf, assieme ad altre suore. Sulle condizioni delle religiose tuttavia non ci sono ancora conferme definitive. Secondo le ultime voci, tuttavia, le suore non sarebbero state allontanate dal proprio convento, ma vi sarebbero rimaste, prigioniere dei ribelli. Non ci sono dubbi invece sul fatto che i ribelli hanno ripreso il controllo dell’antica città cristiana di Maalula. A settembre i jihadisti avevano occupato una prima volta il villaggio, danneggiandone le chiese. In seguito, forze lealiste erano riuscite a respingerli, ma i ribelli si erano asserragliati sulle alture circostanti e i cecchini avevano continuato a colpire la popolazione. “Due giorni fa – spiega Samaan Douad, un cattolico che ha studiato in Italia e che vive nella Capitale siriana insieme alla famiglia – i ribelli che erano stati sconfitti dall’esercito siriano si sono diretti verso Maalula per attirare l’attenzione”. I governativi infatti stanno riportando numerose vittorie nella zona e i ribelli, colpendo un villaggio cristiano “pensano di risvegliare tante anime in tutto il mondo affinché si uniscano alla causa”. La città di Maalula era deserta: “c’erano solo dei giovani con armi leggere che non sono riusciti a respingere i ribelli perché erano in gran numero. Dopo due giorni di scontri i ribelli sono riusciti a conquistare l’intero villaggio e a prendere possesso del monastero di Santa Tecla, che ora è sotto il loro dominio”. Da quel momento hanno preso a circolare tante storie, “ma di nessuna al momento esiste conferma. C’è chi dice che le suore sono rimaste all’interno del convento, altri invece che sono state portate a Yabrud. Quello che sappiamo con certezza è che il villaggio è stato dato alle fiamme, case e chiese sono andate distrutte”.
Cosa sta succedendo a Maalula? La città è di nuovo in mano ai ribelli, è così?
Dal 18 novembre, da quando l’esercito siriano ha iniziato le operazioni per riprendere la zona del Qalamoun, che si trova al confine con il Libano – e il villaggio di Maalula si trova in quest’area – è stata liberata la zona di Kara, dove i cristiani si sono salvati per miracolo. Però la chiesa di San Michele è stata distrutta e data alla fiamme. Quando l’esercito ha liberato quel villaggio, i ribelli che venivano dal Libano, dalla zona di Arza sono fuggiti. Si parla di 3mila combattenti la gran parte dei quali non erano siriani; sono arrivati fino a Neghed dove si combatte ancora. Dal 18 novembre a oggi l’autostrada tra Damasco e Homs è interrotta perché sono in corso scontri a fuoco tra i ribelli e l’esercito governativo.
I ribelli stanno perdendo posizioni?
Due giorni fa, i combattenti che erano fuggiti dopo la sconfitta subita dall’esercito siriano sono rientrati verso Yabrud dove c’è un emiro che sostiene i ribelli fanatici. Tanti di questi si sono diretti verso Maalula, secondo me, per attirare l’attenzione.
In che senso, scusi?
I governativi stanno riportando numerose vittorie nella zona e i ribelli, colpendo un villaggio cristiano, che è un obiettivo importante, pensano di risvegliare tante anime in tutto il mondo affinché si uniscano alla causa; sono convinti che in questo modo porteranno molti a combattere per loro.
Qual è l’obiettivo?
L’obiettivo finale è colpire la città di Yabrud, di cui ha parlato anche Quirico quando era ostaggio dei ribelli. L’esercito siriano proseguirà verso Yabrud per riprendere il villaggio. Non a caso i ribelli la chiamano “la madre di tutte le battaglie”. Infatti, non appena cadrà Yabrud, cadranno anche tanti villaggi intorno. Come Maalula. Per questo i combattenti hanno attaccato il villaggio di Maalula due giorni fa. Ma il villaggio era vuoto.
Hanno attaccato un villaggio deserto?
C’erano solo dei giovani con armi leggere che non sono riusciti a respingerli perché i ribelli erano in gran numero. Dopo due giorni di scontri i ribelli sono riusciti a conquistare l’intero villaggio e a prendere possesso del monastero di Santa Tecla, che ora è sotto il loro dominio.
Le suore erano nel convento al momento dell’attacco. Non si sa nulla delle loro condizioni?
Da questo punto in poi hanno preso a circolare tante storie. Ma di nessuna esiste una qualche conferma. C’è chi dice che le suore sono rimaste all’interno del convento, altri invece che sono state portate a Yabrud. Da quanto abbiamo appreso, fino a ieri per lo meno, le religiose erano prigioniere nel proprio convento, e pare che non fossero state ferite. Quello che sappiamo con certezza è che il villaggio è stato dato alle fiamme, case e chiese sono andate distrutte. Le case erano di paglia, fango e legno e hanno preso fuoco subito. Un mio amico si è avvicinato e da lontano ha effettuato alcune riprese: si vedono chiaramente le colonne di fumo che salgono dalla città. Visto da fuori, il monastero di Santa Tecla pare non aver subito grossi danni. Alcuni sostengono invece che è stato devastato all’interno. Credo che per un po’ continueremo a sentire tante storie diverse. Ma fintantoché non avremo testimoni affidabili che ci diano conferme non possiamo dire nulla con certezza.