Una folla di 200mila manifestanti si è riversata nelle piazze di Kiev per protestare contro il “no” del Presidente Yanukovich sulla proposta per l’ingresso nell’Unione Europea. Il braccio di ferro tra Europa e Mosca è stato momentaneamente vinto dall’establishment russo; l’Ucraina è fortemente dipendente dal Cremlino, dal punto di vista energetico, e il passaggio verso l’Unione avrebbe complicato la situazione economica già precaria del paese. Le proteste di questi giorni non possono che ricordare quelle della Rivoluzione Arancione del 2004, ma lo scenario attuale sembra diverso: “Le infiltrazioni dei più facinorosi cercano di danneggiare il movimento pacifista, rispetto al 2004 è comparso un partito nazionalista antisemita”, ha dichiarato l’esperto Simone Bellezza, docente di Storia orientale nell’Università di Trento. Il movimento nazionalista in questione si chiama Sloboda (“Libertà”) e l’altro ieri ha guidato l’irruzione nel Palazzo del comune di Kiev: dopo aver messo in fuga le guardie con del gas irritante, i manifestanti hanno occupato l’edificio. Nelle piazze la polizia ha deciso di usare il pugno ferro contro i manifestanti, anche alcuni giornalisti sono stati aggrediti, le loro telecamere distrutte: questo fa pensare che l’impresa della Rivoluzione, che portò al potere Yulia Tymoshenko, difficilmente si ripeterà.



Sembra il ripetersi della Rivoluzione Arancione del 2004. Secondo lei è appropriato fare un paragone con le proteste odierne?

Lo spirito che anima le manifestazioni di questi giorni è simile a quello della Rivoluzione Arancione, ma nel 2004 i preparativi per il rovesciamento politico erano stati ben organizzati. Inoltre, il presidente Yanukovich è riuscito a infiltrare dei manifestanti violenti per danneggiare il movimento pacifista che vuole l’integrazione con l’Ue. Questo per esempio si è verificato in occasione degli scontri davanti all’amministrazione del presidente della Repubblica a Kiev: a un certo punto è arrivato un trattore che voleva sfondare la linea della polizia, ed esponenti importanti dei partiti d’opposizione si sono frapposti tra i facinorosi e le forze dell’ordine per evitare gli scontri. Non si esclude comunque la presenza di frange radicali e violente. Rispetto alla rivoluzione del 2004 c’è la comparsa di un partito nazionalista, Sloboda (“Libertà”), che è stato a tratti portavoce di antisemitismo.



Qual è l’importanza geopolitica dell’Ucraina?

È importantissima per la Russia che continua a considerare l’Ucraina come “cortile di casa”. In questi giorni ci si focalizza molto sul fatto che un mercato aperto porterebbe i prodotti europei ai confini della Russia, ma questi sono già presenti in Finlandia, in Estonia, in Lettonia e in Lituania. C’è una percezione dell’Ucraina come di una regione di quella che dovrebbe essere la “Grande Russia”, ha un significato politico di strategia internazionale per Mosca. Per l’Ue, invece, rappresenta uno Stato importante per rilanciare un progetto europeo diverso, in cui si fanno entrare nell’Unione paesi poveri ma in uno spirito di sviluppo generale.



Cosa può offrire l’UE all’Ucraina e cosa può chiederle?

L’Ue può ritrovare un mercato ampio di consumatori che sono interessati ai prodotti provenienti dall’est dell’Unione Europea. Gli ucraini al momento comprano pochi prodotti europei perché le importazioni avvengono soltanto attraverso intermediari che comprano in Europa e rivendono a prezzi maggiorati. Ad esempio, in Ucraina un sugo della Barilla costa 4/5 volte tanto rispetto all’Italia, questo perché le aziende europee non possono vendere direttamente sul mercato nazionale. In questo modo il ricarico pesa sui cittadini e, se tutte le aziende potessero vendere come avviene nel mercato comune europeo, ci guadagnerebbero tutti.

 

Qualcuno ha detto: Sarebbe bastato che l’Ue avesse offerto a Mosca la promessa di rapporti commerciali più vantaggiosi in cambio di un sì alla firma degli accordi da parte di Yanukovich. E’ così?

No, non credo che sarebbe bastato. L’Ucraina continua a rappresentare una regione importante dal punto di vista del prestigio politico, non riguarda più di tanto gli accordi economici. Il territorio di cui stiamo parlando fa parte di uno schema, la “Grande Russia imperiale”, sul quale Putin ha puntato moltissimo da quando è diventato presidente per la prima volta e sul quale la Russia non è disposta a discutere. Questo rimane un punto di frizione tra l’UE e Mosca.

 

Qual è la sua personale previsione alla luce delle manifestazioni di questi giorni?

La mia è impressione è che non si arriverà a sfiduciare il governo, o a destituire il presidente Yanukovich. Penso che le opposizioni cercheranno di trascinare il più possibile le proteste e di organizzarsi in maniera tale da presentarsi come fronte comune alle prossime elezioni. Tuttavia anche dopo aver visto le reazioni della polizia, credo che il regime sia abbastanza pronto a utilizzare la forza per difendersi, un’altra differenza rispetto alla Rivoluzione arancione. Quello che l’opposizione sta cercando è un consenso popolare in vista delle elezioni del prossimo inverno nel gennaio 2015.

 

(Mattia Baglioni)

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