Il presidente del Consiglio tunisino, Hamadi Jebali, aveva annunciato lo scioglimento dell’esecutivo per dare spazio a un governo tecnico. Ma a stretto giro era arrivata la smentita del partito del premier, l’islamista Ennahda, che ha escluso categoricamente le dimissioni. E’ avvenuto la scorsa settimana dopo l’omicidio di Chokri Belaid, leader d’opposizione del Partito unificato democratico nazionalista, freddato con quattro colpi di rivoltella mentre usciva di casa.
Per la famiglia della vittima il mandante è il numero uno di Ennahda, Rashed Ghannouchi. Durante i funerali del politico di opposizione migliaia di persone hanno scandito slogan e battuto le mani per tributare il loro saluto a Belaid e ricordare che si è battuto fino all’ultimo contro Ennahda. Ora Chokri Belaid rischia di diventare un nuovo Mohamed Bouazizi, l’eroe che ha dato vita alla primavera araba. Sulla situazione in Tunisia ilsussidiario.net ha intervistato Mustapha Mansouri, segretario nazionale della Confederazione della comunità marocchina in Italia.
Come valuta quanto sta avvenendo in Tunisia?
E’ il segno del fatto che la primavera araba non è sopita. Il Paese è sempre stato sul filo del rasoio e quindi la prima occasione seria ha fatto emergere le proteste cui stiamo assistendo. E’ come un fuoco sotto la cenere, la situazione non era normalizzata, né in Tunisia né ancor meno in Egitto. L’uccisione di Chokri Belaid in Tunisia è l’equivalente del delitto Matteotti in Italia. E’ una situazione drammatica e globale, che coinvolge sia l’intera popolazione tunisina sia altri Paesi del Medio Oriente.
La reazione di chi protesta non rischia di gettare il Paese nel caos?
E’ un bene che i tunisini siano insorti, ed è normale che sia andata così. Se non ci fosse stata nessuna reazione la Tunisia sarebbe tornata indietro di 50 anni. La tv ci trasmette le immagini dei ragazzi tunisini che scendono in piazza con la giacca Emporio Armani. E’ un dettaglio ma documenta quanto siano occidentalizzati colori che protestano.
Che cosa ne pensa delle accuse mosse dalla famiglia Belaid a Rached Ghannouchi di essere il mandante dell’esecuzione?
Anche in questo caso non solo non ci trovo niente di strano, ma mi ricorda molto da vicino quanto è accaduto in Italia. I parenti delle vittime illustri degli anni di piombo e della Strage di Ustica all’epoca fecero delle dichiarazioni abbastanza simili. L’unica cosa veramente strana sarebbe se, a seguito della morte di Belaid, fossero introdotti il coprifuoco e la legge marziale.
Finora non ci siamo ancora arrivati …
Proteste, dichiarazioni e controdichiarazioni non possono che essere una cosa normale dopo quanto è avvenuto. Non posso sapere purtroppo chi ci sia dietro a questo omicidio, ma la storia insegna che quando un politico importante è assassinato, il mandante è o il suo avversario politico diretto, o la malavita che gioca di sponda. Jebali ha annunciato lo scioglimento del governo e il suo partito, Ennahda, lo ha smentito.
Che cosa ne pensa di questa spaccatura nella maggioranza?
E’ un fatto interessante, sia dal punto di vista dell’opposizione tunisina sia per il processo globale delle rivolte arabe. Starebbe infatti ad indicare un’operazione effettivamente mirata di una parte specifica, in cui l’altra parte, sebbene alleata di governo, non si è trovata d’accordo.
Quindi c’è una parte di Ennahda che sta facendo un gioco poco chiaro ai danni dello stesso Jebali?
Questo non lo voglio e non lo posso dire. Sicuramente però c’è stata una reazione differenziata da cui emergono due idee ben distinte all’interno dello stesso partito di maggioranza relativa. Si tratta di aspettare per capire quali saranno le conseguenze.
(Pietro Vernizzi)