A Berlino, a Parigi e a Bruxelles c’è tanta “bella gente”, tanta gente importante che vede malissimo i risultati delle elezioni che hanno avuto luogo in Italia pochi giorni fa. E da noi ci sono tanti giornali e tanti commentatori importanti che con umiltà degna di miglior causa si affannano a dar loro ragione. E allora?
All’origine della faccenda c’è semplicemente il complesso d’inferiorità che la vera razza padrona dell’Italia, ossia l’alta borghesia “laica” di antica origine risorgimentale, coltiva e sparge con grande diligenza nel nostro Paese sin da quando esso venne inventato e costruito nel secolo XIX; e quindi il parallelo complesso di superiorità che ne consegue. Si tratta del complesso secondo cui l’Italia, avendo respinto la Riforma, non ha potuto diventare davvero moderna; e oggi per diventarlo non può fare altro che omologarsi a capo chino al Nord Europa di tradizione protestante, di cui la Bruxelles delle istituzioni europee è l’attuale maggior pulpito. La più grave conseguenza negativa di tale complesso d’inferiorità fu la disastrosa entrata in ginocchio del nostro Paese nell’euro. La più recente invece è la compunta eco che i grandi elettori dello sventurato Mario Monti danno a quello che il Corriere della Sera, loro principale portavoce, chiama il “nervosismo” che si sarebbe diffuso nei “corridoi europei” alla notizia che in Italia la gente aveva votato senza tenere conto delle loro attese.
Il nostro è un Paese sovrano e indipendente, e l’anno scorso ci è stato ricordato a lungo e in molte solenni occasioni quanto sangue si sparse e quante risorse materiali e immateriali si consumarono per arrivare alla sua indipendenza. Stando così le cose vale la pena di tenerne concretamente conto, e quindi di rimandare al mittente giudizi fuori luogo con cui leader di altri Paesi europei e dell’Unione s’ingeriscono indebitamente nella nostra vita pubblica. Perciò tanto più si deve plaudire alla decisione del nostro Presidente della Repubblica, in questi giorni in visita in Germania, di annullare il suo incontro con il leader socialdemocratico tedesco Peer Steinbrück il quale si è permesso di affermare, alludendo a Berlusconi e a Grillo, che in Italia le elezioni sono state vinte da due clown.
Anche al di là tuttavia di questo caso estremo, così giustamente censurato, resta però il problema dell’atteggiamento paternalistico nei confronti del nostro Paese che in questi ultimi anni si è lasciato dilagare nel Nord Europa, e che costituisce per così dire il “doppio” del complesso d’inferiorità di cui sopra. “…le istituzioni europee avevano scommesso su Monti”, non esita a scrivere candidamente il Corriere della Sera, e perciò ora temono per la sorte della “comune strategia anticrisi” (ma quale?). Di qui un loro presunto “coro univoco che tiene insieme la preoccupazione con l’imbarazzo”.
Se questo è vero, la domanda è: se hanno fatto questa scommessa del tutto azzardata ci potrà magari dispiacere per loro, ma a noi che ce ne importa? Ciò chiarito resta però un problema per così dire di gestione dell’immagine dell’Italia nel resto d’Europa e negli Stati Uniti che una volta o l’altra si dovrà affrontare. Esistono in questa grande e cruciale area un paio di cori univoci – diciamo tenendo per buona questa formulazione – che sono in pratica l’edizione in lingue diverse del medesimo giornale: uno si compone di testate come la Repubblica in Italia, Le Monde in Francia, El Pais in Spagna, il Guardian in Gran Bretagna ecc.; l’altro da testate come il Corriere della Sera in Italia, il Financial Times in Gran Bretagna, il New York Times negli Stati Uniti ecc. E aggiungiamoci anche un terzo “coro univoco”, quello che va da L’Espresso a Der Spiegel e così via. Questi organi di stampa – in pratica appunto lo stesso giornale o settimanale in varie traduzioni − non sono l’“opinione pubblica internazionale” o “l’Europa” o cose del genere. Danno voce a un certo ambiente, senza dubbio un ambiente da non trascurare, ma non al mondo.
Perciò quando, come adesso accade, attaccano sistematicamente quegli ampi segmenti della società italiana che a loro non piacciono e quindi le forze politiche che li esprimono, sono loro soltanto a marciare lancia in resta contro questa Italia, e non l’intero mondo. Chi ne ha le forze e le idee dovrà pur un giorno prendere le iniziative necessarie per riequilibrare l’immagine internazionale dell’Italia. Nel frattempo però non lasciamoci troppo condizionare dalle cose così come stanno adesso. Al di fuori dei golf club, degli Aspen Institute e delle Trilateral Commission l’immagine del nostro Paese già adesso è di gran lunga migliore di quanto questi ci raccontano. E i fatti lo dimostrano.