Quattro fatti di cronaca.
Il primo. Jerome Borger e’ un arbitro di football. Domenica, dopo 9 anni di carriera nella National Football League, sarà a capo della squadra di sette arbitri che officeranno il Super Bowl, la “finalissima”.
Il secondo. Pare che Democratici e Repubblicani ne arriveranno ad una rispetto alla spinosissima questione dell’immigrazione.
Il terzo. Da adesso in poi anche le donne in carriera militare potranno essere utilizzate in combattimento.
Il quarto. I Boy Scout d’America annunciano che stanno riconsiderando la loro posizione in merito alla questione omosessuale.
Sarà la testa mia che funziona a modo suo (male?), ma io ci vedo quattro facce della stessa medaglia (che di solito di facce ne ha due). Qual e’ la medaglia? Quella della discriminazione. La discriminazione e’ una delle grandi ossessioni dell’America d’oggi. Sì, lo ripeto, cosi ci capiamo subito: un’ossessione, non una battaglia. Non piu’ una battaglia, una fissa che obnubila la ragione facendoci vedere solo certi aspetti della realta’. Si chiama ideologia. L’arbitro Borger e’ finito nell’occhio del ciclone non solo perche’ tanti ritengono che ce ne siano di migliori di lui, ma soprattutto perche’ si vocifera che sia stato il colore della sua pelle (Borger e’ un African-American) a far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte.
I Repubblicani – fermi oppositori da sempre dell’immigrazione sfrenata e della “legalizzazione d’ufficio” degli illegali – si presentano alla TV con la faccia da veterano del Viet Nam del Sen. John McCain per dire che faranno il grande passo di appoggiare la riforma sostanzialmente perche’ vorrebbero riconquistare un po’ di elettorato ispanico. Le donne potranno (finalmente?!?) combattere in prima linea. Non si capisce bene chi ne beneficera’ (il nemico?). E i Boy Scouts? Beh, dopo che Obama ha cosi calorosamente salutato fratelli e sorelle gay e lesbians sara’ bene adeguarsi se si vuole continuare ad esistere. Ogni cultura di ogni paese ha i suoi “dark sides”, lati oscuri, nodi irrisolti della coscienza comune. In questa terra le “minoranze” se la sono vista brutta (molto brutta).
Gli Indiani (i “Native Americans”) li abbiamo praticamente fatti fuori tutti, abbiamo portato qua una decina di milioni di esseri umani dall’Africa per farne schiavi, le donne hanno patito per raggiungere una piena dignita’ (meno che in altre parti del mondo, in verita’). Cosa significa “progredire” rispetto a queste cose? Trattare tutti alla stessa maniera? Non c’e’ cosa piu’ stupida che trattare alla stessa maniera persone che sono obiettivamente diverse.
Chi e’ genitore lo sa benissimo. Voler bene ai propri figli non puo’ voler dire trattarli tutti ugualmente, per il semplice motivo che uguali non sono. Amare un figlio completamente ed incondizionatamente significa riconoscere la sua unicita’ prima che attribuirgli parita’ di diritti rispetto agli altri. Non c’e’ ingiustizia piu’ grande che trattare tutti allo stesso modo. Possibile che si debba scegliere un arbitro (o imbufalirsi per la scelta di un arbitro) a causa del colore della pelle? Possibile che si debba ragionare della dignita’ (e dei doveri!) degli immigrati per un mero calcolo politico?
Possibile che si debba pensare che la donna, la creatura piu’ affascinante dell’Universo, la portarice della vita, acquisti piu’ dignita’ imbracciando le armi per uccidere? Possibile che si debba rinunciare a quel che si crede che un uomo ed una donna siano nella verita’ delle cose facendo buon viso a cattivo gioco per tirare avanti la baracca? Questi nuovi “valori etici” hanno un piccolo difetto …non sono ancorati a nulla. Non c’e’ una “verità” alla loro radice. E cosi – come direbbe San Paolo – i valori se li porta il vento della dottrina di voga. E senza verita’ non c’è giustizia. E senza giustizia la prima vittima e’ la liberta’. Esempi? La prossima volta. Preparatevi all` “Elogio dei fumatori” …