Migliorano le condizioni di Malala Yousafzai la ragazza di 15 anni pachistana ferita gravemente da alcuni talebani che volevano ucciderla lo sorso ottobre. La ragazza infatti dopo un complicato intervento al cranio compiuto un paio di giorni fa ha potuto esprimere le sue prime parole dai tempi dell’attentato dicendo a tutti che sta migliorando giorno dopo giorno e che è “grazie alle preghiere di tutti voi che Dio mi ha dato una seconda vita e la voglio utilizzare per servire la gente ed educare ogni ragazza e ogni ragazzo”. La ragazza era molto nota al mondo ancora prima dell’attentato, attentato che è stato compiuto proprio per silenziare la sua voce. Nonostante la giovanissima età infatti è da sempre impegnata nella lotta per i diritti civili e per il diritto allo studio per le donne. Soprattutto per le donne che vivono nella città di Mingora nella valle dello Swat dove un editto dei talebani ha vietato alle donne il diritto allo studio. Quando aveva solo 13 anni la ragazza scriveva già su un blog denunciando i sorprusi dei fondamentalisti islamici. Il suo blog divenne famoso tanto che se ne occupò anche la BBC: è stata nominata per l’International Children’s Peace Prize, premio assegnato da KidsRights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani ragazzi. L’attentato di cui è rimasta vittima risale al 9 ottobre 2012 quando alcuni uomini armati sono saliti sul pullman scolastico dove si trovava al ritorno da scuola. E’ riuscita grazie al pronto intervento dei soccorsi e a una operazione che ha rimosso i proiettili con cui era stata colpita. Per i talebani, Malala è “il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”. Saputo che era sopravvissuta, hanno promesso che tenteranno nuovamente di ucciderla. Adesso si trova in cura presso un ospedale di Londra. Pochi giorni fa il partito laburista norvegese l’ha candidata ufficialmente al Premio Nobel per la pace 2013. Malala è musulmana: nonostante questo è rimasta vittima dei talebani a dimostraizone che non solo i cristiani sono perseguitati in Pakistan ma tutti coloro che lottano contro il fondamentalismo islamico.