Sessanta milioni di dollari, pari a 46 milioni di euro. È l’impegno preso dagli Stati Uniti nei confronti dell’opposizione antiregime siriano perché, attraverso viveri e assistenza medica, possano raggiungere una transizione pacifica. L’annuncio è stato dato dal segretario di Stato americano John Kerry durante l’incontro organizzato a Villa Madama a Roma con i rappresentanti degli “Amici della Siria”, che dal canto loro hanno chiesto la fine delle violenze e del regime di Bashar al-Assad. Dopo due anni, 70 mila vittime e un milione di profughi, almeno a livello politico, sembra che qualcosa si stia muovendo per provare ad arginare la crisi siriana. È davvero così? Il vero nocciolo della questione sembra, però, essere ancora una volta il rifornimento di armi ai ribelli. Per capire meglio i delicati equilibri e i flussi di armi in Siria abbiamo intervistato Carlo Jean, esperto di strategia militare e di geopolitica.



Come funziona il rifornimento di armi ai ribelli siriani?

Tramite il Libano, la Turchia e in parte tramite la Giordania.

E all’esercito di Assad?

Vengono forniti dall’Iran tramite l’Iraq o tramite aerei e dalla Russia tramite navi. È evidente che ci sono diversi interessi in gioco da parte di chi è coinvolto nel conflitto siriano: ci sono alcuni che appoggiano la componente dei Fratelli musulmani, altri ancora la componente salafita, mentre altri ancora appoggiano il regime di Assad.



È vero che l’Arabia Saudita rifornisce i ribelli tramite la Croazia?

Sì, ha comprato armi in Croazia che vanno verosimilmente in Libano, in particolare nella zona sunnita del Libano, la parte settentrionale del paese e di lì vengono inviate agli insorti siriani, all’esercito della Siria Libera.

La Croazia ha però approvato l’embargo europeo sulle armi e dunque non potrebbe armare i ribelli siriani…Sta in qualche modo aggirando l’ostacolo…Come?

La Croazia, semplicemente, si attiene ai documenti ufficiali forniti dall’Arabia Saudita che ha emesso quello che si chiama End User Certificate, il quale attesta che queste armi sono destinate alle sue forze armate. Verso l’Arabia Saudita non c’è embargo e di conseguenza la Croazia è del tutto autorizzata a questo rifornimento.



Qual è il quantitativo di armi fornito dalla Croazia?

Le armi croate costituiscono una minima quantità, la grossa parte è pagata dal Qatar e viene avviata tramite la Turchia.

Da quanto tempo è stato aperto questo flusso di armi?

Dall’inizio della rivolta, da due anni a questa parte, continuano ad affluire armi in Siria. Ma c’è un altro fatto, ancor più significativo, da dire: ultimamente i ribelli si sono impadroniti anche di depositi di armi dell’esercito regolare siriano. E come si sa la Siria è piena di armi.

Questo cosa comporta?

Come prima conseguenza logica il prosieguo della guerra civile che si sta svolgendo in pieno territorio siriano. Sembrava che l’esercito dovesse soffocare la rivolta abbastanza agevolmente e invece attualmente si trova in parità: la situazione è del tutto incerta.

Perché?

Da una parte l’esercito mantiene una forte coesione e un armamento forte, dall’altra, invece, gli insorti hanno un armamento sicuramente inferiore ma in via di perfezionamento e sul terreno c’è una situazione di sostanziale parità in cui le campagne sono dominate dagli insorti, mentre le città dall’esercito regolare che fa molto affidamento sull’aviazione e gli elicotteri.

Qual è il senso della decisione degli Stati Uniti di inviare 60 milioni di dollari, 46 milioni di euro in viveri e medicine?

Si è trattato di una dichiarazione politica in cui emerge l’impotenza occidentale in quanto in Siria le unità più efficienti sono le unità salafite che sono piene di jihadisti affluiti dalle province sunnite dell’Iraq e un po’ da tutto quanto il nord islamico (dalla Libia, dalle zone dello Yemen arrivano parecchi combattenti) mentre, invece, il governo è appoggiato dagli ezvollah libanesi, dagli sciiti iracheni mentre incerta è la posizione dei curdi, dei siriani che hanno costituito delle milizie addestrate dal governo regionale curdo dell’Iraq settentrionale.

Perché gli Stati Uniti non forniscono i ribelli di armi?

Perchè gli Stati Uniti temono che gli islamisti radicali prendano il potere in Siria. Mentre invece il Qatar, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e così via sostengono fortemente l’insurrezione in quanto hanno tutti l’interesse che il regime di Assad, alleato con l’Iran, cada e quindi spezzi la cosiddetta mezza luna sciita che dall’Iran va fino al mediterraneo orientale con gli hezbollah.

Qual è dunque l’interesse di Washingon?

Washington utilizza la situazione siriana come un negoziato con l’Iran per cercare di trovare una soluzione che freni la supremazia iraniana nel Golfo, supremazia iraniana che gli stati uniti hanno contribuito a creare abbattendo Saddam Hussein molto nemico dell’Iran e abbattendo i talebani sunniti che anche loro vedono gli sciiti come fumo negli occhi.

Che significato c’è dietro al fatto che gli Stati Uniti scendano in campo per fornire agli insorti mezzi non letali?

Il fatto che gli Stati Uniti forniscano medicine, latte in polvere per i bambini, giubbetti anti proiettili e apparati radio è una sorta di “foglia di fico”, nel senso che in questo modo si maschera il sostanziale supporto che gli “Amici della Siria” danno agli insorti…

E l’Italia cosa fa?

Al momento sia l’Italia sia la Francia hanno deciso di non dare alcun supporto ai ribelli.

(Elena Pescucci)