“La guerra globale del terrore si è spostata dall’Europa all’Africa nera. Negli ultimi 100 anni l’area sub-sahariana ha assistito alla conversione a Cristo più massiccia e imponente di tutta la storia del Cristianesimo. E’ ovvio che ciò ad Al Qaeda dà molto fastidio, ed è per questo che sta facendo di tutto per creare un clima di paura in Nigeria”. Padre Piero Gheddo, giornalista e missionario del Pime, commenta così la notizia, diffusa dal gruppo qaedista Ansaru, dell’uccisione dell’italiano Silvano Trevisan insieme ad altri sei ostaggi occidentali. Il ministero degli Esteri dell’Italia ha avviato contatti per capire se si tratti di una notizia autentica, sottolineando che ci sono “verifiche in corso con l’unità di crisi, le autorità locali e tutte le istituzioni coinvolte”.
Padre Gheddo, per quale motivo i gruppi qaedisti negli ultimi cinque anni hanno spostato i loro obiettivi dall’Europa all’Africa nera?
Il problema fondamentale per Al Qaeda in questo momento non è più l’Europa, anche perché i musulmani che vivono nel Vecchio Continente sono del tutto sotto il controllo della comunità islamica o Umma. A preoccupare l’estremismo musulmano è invece l’Africa nera. Come documentano il Pew Research Center e il Cesnur, la maggioranza degli abitanti del Continente Nero sono cristiani, superando anche i musulmani. A Sud del deserto del Sahara, dal Senegal alla Nigeria, i cristiani sono quasi il doppio degli islamici. E’ ovvio che questo ad Al Qaeda non fa affatto piacere. Di recente abbiamo assistito a sequestri e attacchi contro le chiese non soltanto in Nigeria, ma anche in Zanzibar, Tanzania, Kenia e Uganda.
Questi attentati documentano che il futuro del mondo si giocherà in Africa?
Non c’è dubbio, ed è quanto ha affermato Papa Benedetto XVI nei suoi due viaggi del marzo 2009 in Uganda e Angola e del novembre 2011 in Benin. Come ha sottolineato Ratzinger in quelle occasioni, “l’Africa è la speranza della Chiesa”. Non c’è infatti nessun continente in tutta la storia del Cristianesimo che si sia convertito a Cristo in modo così rapido, nell’arco di soli 100 anni.
Quale è il ruolo della Nigeria in questa partita?
In Nigeria i cristiani hanno superato i musulmani, con i protestanti concentrati soprattutto nella parte Sud-Ovest, i cattolici in quella Sud-Est e i musulmani al Nord. Su 32 Stati della Federazione, in 12 c’è già la Sharia e i cristiani stanno fuggendo. Dove invece resistono comunità cristiane consistenti, i gruppi terroristici cercano di cacciarli con gli attentati.
Le attività terroristiche sono legate a questioni locali o a una strategia globale?
C’è una strategia mondiale legata all’interesse crescente dell’Islam estremista per l’Africa nera. In tutte le altre regioni del Pianeta c’è una situazione stabile, mentre quest’area è in bilico. Al Qaeda punta quindi a terrorizzare i cristiani e a farli fuggire, o a istigare una loro reazione violenta contro tutti i musulmani.
Finora i cristiani hanno sempre mostrato l’altra guancia?
In linea di massima sì, anche se non tutti hanno lo stesso atteggiamento. Un terzo dei cristiani dell’Africa nera, pari a 470 milioni, sono cattolici, per un totale di 170 milioni di persone. La maggioranza è costituita non tanto dalle Chiese storiche, come luterani, anglicani e presbiteriani, ma da sette pentecostali.
Che cosa contraddistingue queste ultime?
A caratterizzarle è un modo di pregare suggestivo, che attira sempre nuove persone, e una fede molto battagliera. Mentre cattolici e luterani non rispondono alla violenza con la violenza, tranne in pochi casi isolati, le sette pentecostali provocano i musulmani andando a convertirli nel cuore dell’impero islamico. I commercianti di appartenenza pentecostale predicano il Vangelo pubblicamente nei luoghi in cui si recano per lavoro, e questo dà molto fastidio agli estremisti. Si tratta però di una guerra che non è solo religiosa, in quanto la Nigeria è un mosaico di tribù ed etnie, e i musulmani vorrebbero avere la maggioranza nel Paese per potere godere dei frutti del petrolio concentrato al Sud.
(Pietro Vernizzi)