Se pensate che i dibattiti parlamentari italiani siano lunghi e noiosi, e soprattutto che i politici non partecipino abbastanza ai lavori dell’aula dovreste dare un’occhiata al caso che ha animato il Congresso americano nell’ultima settimana.
Durante la giornata di mercoledí 6 marzo il senatore repubblicano Rand Paul ha intrattenuto i colleghi con ben 13 ore di ostruzionismo, criticando la nomina del futuro direttore della Cia John Brennan.
Il senatore del Kentucky, legato agli ambienti libertari dei Tea Parties, ha preso la parola alle 11.47 e ha discusso ininterrottamente con i colleghi, che pian piano hanno partecipato con crescente interesse al dibattito, fino a quando ha dovuto abbandonare l’aula alle 00.49 per andare alla toilette. Ben 12 ore e 52 minuti di ostruzionismo puro.
Il tema del dibattito era l’utilizzo dei droni, gli aerei senza pilota particolarmente amati dal presidente Obama, e in particolare la possibilità di estendere la loro micidiale copertura anche sul territorio nazionale. “Non vorrei che un americano intento a bere un caffè a Houston potesse essere colpito dal bombardamento di un drone”: Paul ha ripetuto questo concetto per ore e ore, attirando sempre più l’attenzione di membri influenti del suo partito, come il senatore della Florida Marco Rubio il quale per far passare il tempo non ha esistato a citare pezzi de “Il padrino” e del rapper Jay Z. Così, diversi esponenti repubblicani hanno pian piano iniziato a partecipare alla discussione schierandosi in difesa del principio portato avanti da Paul.
Il risultato è stato che in una lettera di sole tre righe il Procuratore generale Holder ha scongiurato la possibilità di utilizzo di droni sul territorio nazionale, e in seguito a questa il Senato ha confermato la nomina di Brennan 63 contro 34 voti.
Una mossa del partito repubblicano per mettere in ulteriore difficoltà una amministrazione Obama segnata dalle recenti polemiche sui tagli alla spesa pubblica (il cosiddetto “sequester”)? A prima vista non sembrerebbe, sentendo le dichiarazioni di Paul che, alla fine dell’estenuante seduta, ha sostenuto di essersi “presentato stamattina pensando che il dibattito su Brennan sarebbe stato domani… Non l’avevo pianificato. Non ho indossato le mie scarpe più comode o altro. Avrei usato un’altro paio di scarpe”.
Ulteriori prove di una mossa poco prevedibile sono le critiche di membri di spicco del Gop, per tutti l’ex-candidato presidente John McCain che, in un editoriale sul Wall Street Journal ha scritto impietosamente che “se Paul vuole essere preso sul serio deve fare di più di qualche acrobazia politica che infiamma qualche impressionabile studente di un dormitorio universitario” sostenendo che la politica di Obama sull’utilizzo dei droni è la medesima del governo repubblicano di George W. Bush.
Questi sono segnali di subbuglio nell’opposizione americana, che vede contrapporsi al suo interno membri storici del partito con i sempre più influenti componenti libertari legati ai movimenti dei Tea Parties. Forse non è un caso che nel momento di grande visibilità del candidato vicepresidente repubblicano Paul Ryan, vicino al mondo dei “libertarian” (che ha guadagnato un invito a cena da Obama per discutere di un piano decennale per il pareggio di bilancio entro il 2023) sia ritornato in pista, complice la pubblicazione di un nuovo libro che sta presentando in lungo e in largo, l’ex-governatore della Florida Jeb Bush che alla domanda su una sua possibile candidatura per il Gop nel 2016 ha risposto “I’m not saying yes, I’m just don’t saying no”.
E forse non è neanche un caso che l’ormai eroe Rand Paul (osannato dai conservatori su Twitter con l’hastag #StandwithRand) abbia dichiarato che al partito repubblicano serve “qualcosa di fresco, nuovo e diverso”, lanciando così una possibile candidatura che rende più intellegibile il suo gesto in Senato.
Lo stesso McCain, intervistato venerdí da Shepard Smith su Fox News, rispondendo alle insinuazioni su una grosse divisione all’interno del Gop (almeno per quanto riguarda le politiche della difesa) ha risposto abbastanza scocciato dicendo che bisognerebbe seguire chi nel partito è, come lui, un decorato veterano del Vietnam e fedele ammiratore di Ronald Reagan.
Insomma, in vista delle elezioni di mid-term, e per approfittare del momento di difficoltà di Obama in materia di bilancio, i repubblicani si stanno muovendo. E ne faranno vedere delle belle.
Andrebbe però ricordato a Paul che le sue 13 ore di ostruzionismo si piazzano in nona posizione nella classifica dei “filibustiers” americani, saldamente guidata dal senatore Storm Thurmond il quale nel 1957 parlò per ben 24 ore e 18 minuti contro il Civil Rights Act. Altri tempi.
(Francesco Seghezzi)