I marò, come è ormai noto,resteranno in Italia. La decisione di non farli ripartire per lo Stato indiano del Kerala pare fosse stata presa in considerazione da mesi. In occasione del permesso accordato in occasione delle festività natalizie, il governo italiano preferì restituire Massimiliano Latorre e Salvatore Girone all’India. Pare che si ritenne che era ancora troppo presto per compiere il “blitz”. Sembra che i ministri di Esteri e Giustizia, i diplomatici della Farnesina, e i plotone di legali ed esperti di diritto internazionale in forza al governo italiano, attendessero che la corte indiana sancisse il non riconoscimento della giurisdizione italiana, e disconoscesse il principio secondo cui i marò stavano agendo per conto e in nome dello Stato italiano. Così è accaduto. Ora, quindi, sussisterebbero i termini per aprire una controversia internazionale. Stante la situazione, i marò restano a casa. L’India, com’era prevedibile,non l’ha presa bene. «Se l’Italia non manterrà l’impegno preso di far rientrare in India i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ci saranno conseguenze nei rapporti tra i due Paesi» ha minacciato il premier indiano Manmohan Singh. «Le autorità italiane hanno violato tutte le regole dei rapporti diplomatici e messo in discussione gli impegni solenni assunti dai rappresentanti accreditati del governo», ha aggiunto di fronte alla Camera bassa del Parlamento indiano defininendo l’atteggiamento del nostro Paese inaccettabile.