Ancora non era finita la cerimonia di consacrazione di papa Francesco che già si metteva in moto la macchina del fango incentrata su due periodi: quello della genocida dittatura militare e quello dei suoi rapporti con i Kirchner. Ci ha pensato Michael Moore, il famoso regista americano, a dare inizio a queste macabre danze con una foto in cui si vede un prete dare la comunione al dittatore Argentino Videla. Potrebbe in effetti sembrare Bergoglio, non fosse che il prelato inquadrato dimostra gia un’anzianità paragonabile a quella dell’attuale Papa… in effetti il sacerdote inquadrato è Ottavio Derisi. Moore si accorge della figuraccia e smentisce con un tweet poco dopo, scusandosi per la bufala tirata.



Inoltre, ci sono un sacco di testimonianze che spuntano come funghi, ma lanciano accuse sommarie, specie sul caso dei due confratelli gesuiti che Bergoglio non protesse e furono torturati e il suo assenso ai voli della morte operati dai generali argentini. Altro particolare di non poco conto: papa Francesco venne consacrato monsignore solamente nel 1992 e quindi la sua influenza non poteva essere di grande spessore sotto la dittatura. Oltretutto, prima del 1979 era Rettore all’Università del Salvador, una delle istituzioni che non godevano certo delle simpatie del regime, tanto che non si sentiva completamente al sicuro negli anni bui dell’Argentina. È vero invece che chiese pubblicamente perdono per le connivenze della Chiesa con la dittatura, ma ebbe il coraggio di farlo: cosa che, come in molti altri casi, alcuni dei quali terminarono con l’uccisione di religiosi, non significa nulla sul suo coinvolgimento diretto.



Ma veniamo all’altro controverso punto della questione: i suoi rapporti con i presidenti Kirchner, il defunto Nestor e l’attuale Cristina. È abbastanza ovvio che, da rappresentante della Chiesa, si opponesse alle unioni gay promosse qualche tempo fa dall’attuale Presidente, ma le radici del dissidio vengono da anni di rapporti tesi, specialmente perché l’allora Monsignore aveva chiaro il gioco politico che Nestor Kirchner faceva con i diritti umani, ma anche con manovre che dal suo dicastero hanno avuto inizio e che si collegano al caso dello scandalo delle Madri di Plaza de Mayo documentato da questo giornale.



Non si contano le visite di Bergoglio e il suo aiuto alla gente povera delle Villas Miserias di Buenos Aires, il tutto fatto nel massimo riserbo senza i clamori mediatici che invece coinvolgono le operazioni puramente di facciata o di gioco politico che da anni vengono fatte dal’oligarchia kirchnerista, pronta a elargire sussidi che si riducono a scambio politico con le classi meno abbienti e sono fini a se stessi in quanto non sono collegabili a progetti di inserimento reale di questi emarginati nella società.

È questa la critica che da anni l’attuale Pontefice rivolge a un potere che invece si arricchisce a dismisura, tanto che il patrimonio della famiglia Kirchner si è decuplicato, ma già all’epoca dei militari era cospicuo e proveniva dai proventi di operazioni immobiliari operate a seguito di un decreto militare che confiscava le case alle famiglie meno abbienti che, a causa della poderosa inflazione, non potevano più pagare le quote di mutuo contratte con le banche.

Da segnalare che la macchina kirchnerista si è mossa come al solito non attraverso il Presidente, ma i suoi seguaci più famosi… Tuttavia, mai come in questo caso il bersaglio è stato mancato. Sia il giornalista, autore di diversi testi sull’epoca militare, Horacio Verbitsky, che la presidente delle nonne di Plaza de Mayo, Estela Carlotto, hanno detto e scritto di tutto, dimenticandosi però di citare fatti concreti che coinvolgessero direttamente il nuovo Papa. Quando lo hanno fatto (Verbitsky in particolare) sono caduti nel ridicolo: la faccenda già citata dei due confratelli gesuiti che, secondo sia Verbitsky che Carlotto, sono “desaparecidos”, in realtà furono sequestrati, torturati e poi rilasciati.

In un’intervista pubblicata dal quotidiano Perfil, l’ex giudice Alicia Oliveira, combattuta dalla dittaura, descrive minuziosamente l’aiuto che Bergoglio diede a molti personaggi che rischiavano di essere vittime dei militari. E lo fa con dovizia di particolari. Addiruttura l’attuale ministro kirchnerista Nilda Garré, ex Montonera, deve la sua vita all’attuale Papa. Che si mantenne sempre critico verso la dittatura, come abbiamo scritto, ma anche con chi faceva del terrorismo la sua arma politica. Forse è questo che infastidisce molti ex combattenti che adesso si annoverano tra le file governative.

È improbabile, per non dire sicuro, che papa Francesco non ribadisca la sua posizione su questi fatti citati nell’articolo, cosa invece successa anni fa e che fornì il motivo principale per la pubblicazione del suo libro intitolato “Un gesuita”. Ma tant’è, le macchine mediatiche del fango sono sempre pronte e non potrebbero essere evitate nemmeno se al soglio papale ci fosse San Francesco.

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