“Papa Francesco dovrà affrontare dei tempi sempre più difficili dal punto di vista dei rapporti con l’Islam. Dobbiamo attenderci un intensificarsi delle persecuzioni contro i cristiani”. Ad affermarlo è Robert Reilly, esperto del think tank American Foreign Policy Council e studioso del pensiero musulmano, che ha approfondito soprattutto a partire dal discorso di Ratisbona di Benedetto XVI. Per Reilly, “nei prossimi anni Papa Francesco si troverà in una situazione sempre più scomoda. Dovrà decidere se prendere una posizione pubblica nei confronti delle persecuzioni dei cristiani, o tacere per evitare di esacerbare ulteriormente la situazione”. L’università di Al-Azhar, massima autorità islamica sunnita, ha dichiarato che l’elezione di Papa Francesco è un fatto positivo che permetterà di normalizzare i rapporti troncati all’inizio del 2011 dopo che Benedetto XVI aveva chiesto una maggiore protezione per i cristiani perseguitati.
Reilly, che cosa ne pensa dei commenti positivi giunti da Al-Azhar e dai Fratelli musulmani dopo l’elezione di Papa Francesco?
Papa Francesco dovrà affrontare tempi sempre più difficili dal punto di vista dei rapporti con l’Islam. Il motivo è che la cosiddetta Primavera araba ha prodotto dei risultati di impronta islamista. L’antipatia tra islam e cristianesimo e tra islam e giudaismo è accentuata dall’ideologia dei Fratelli musulmani.
Per quale motivo?
Questi ultimi sanno destreggiarsi con dichiarazioni prudenti, come l’apprezzamento nei confronti di Papa Francesco, ma nella sostanza sono radicali e profondamente anti-occidentali, anti-ebraici e anti-cristiani. Ciò si manifesta nella persecuzione dei copti. Quando Benedetto XVI ha sollevato la questione, Al-Azhar ha interrotto il dialogo con il Vaticano affermando che il Papa stava interferendo con gli affari interni dell’Egitto.
E’ un problema che riguarda soltanto l’Egitto?
No. Se guardiamo alla situazione in Siria, per quanto spietato sia Assad, non si tratta certo di un presidente anti-cristiano. La comunità cristiana in Siria in passato è stata abbastanza sicura, proprio come quella irakena sotto Saddam Hussein, il quale è stato un dittatore ma non ha perseguitato la Chiesa. Al contrario i regimi mediorientali che si sostituiscono alle dittature sono esplicitamente islamisti.
Con quali conseguenze?
In alcuni video si è visto il presidente egiziano, Mohamed Morsi, mentre dichiarava che gli ebrei sono figli di maiali e scimmie. In un altro video era ripreso mentre partecipava alla preghiera di un imam che invocava Allah affinché distruggesse tutti gli ebrei, e Morsi rispondeva unendosi alle sue invocazioni.
Quindi che cosa è successo?
Alla delegazione del Congresso Usa che gli ha chiesto conto di questi video, Morsi ha risposto che le sue affermazioni erano state riprese fuori dal loro contesto. Il fatto però è che è lo stesso Corano a esprimersi in questo modo nei confronti degli ebrei. Il vero problema è il modo in cui queste parole del Corano sono comprese oggi, e sappiamo bene come la pensano gli islamisti nei confronti di ebrei e cristiani.
Al-Azhar ha ricordato di avere chiesto a Benedetto XVI di dichiarare che l’islam non è una religione di sangue. Quali sarebbero le conseguenze se oggi Papa Francesco accettasse questo invito?
Al-Azhar chiede al Vaticano di assentire al modo di vedere le cose da parte della massima autorità musulmana. L’islam non è una religione di sangue, tranne quando avvengono degli episodi sanguinosi che lo vedono protagonista. Lo spargimento del sangue dei cristiani da parte di chi li perseguita è una realtà. Il Vaticano dovrebbe quindi rispondere ad Al-Azhar: “Se l’Islam non è una religione di sangue, condannate le violenze contro i cristiani in Egitto e negli altri Paesi a maggioranza musulmana”.
Sherif Taba, un leader religioso salafita, riferendosi al Papa Francesco ha ricordato che il Corano invita a combattere coloro che “non proibiscono quello che Allah e il messaggero hanno proibito” …
Se non altro dovremmo apprezzare la franchezza di Sheif Taba. La sua citazione potrebbe aiutare Al-Azhar a rispondere alla domanda se l’islam sia o meno una religione di sangue. I salafiti del resto vogliono ritornare ai primi giorni dell’islam, che sono stati esattamente quelli più sanguinosi.
Quindi non possiamo dire che la situazione sia peggiorata …
Padre Henri Boulad, un gesuita che ha vissuto in Egitto per molti decenni, mi ha raccontato che in Egitto all’epoca di Mubarak si registravano 20mila cristiani in meno ogni anno, perché abbandonavano il Paese o si convertivano in seguito a forti pressioni. Ora la situazione è ancora peggiore, e non riguarda soltanto l’Egitto ma tutti i Paesi della regione. Il rischio quindi è che il Cristianesimo scompaia completamente dal Medio Oriente.
(Pietro Vernizzi)