Ieri papa Francesco ha inaugurato i suoi colloqui con i capi di Stato di tutto il mondo che parteciperanno alla messa che oggi inaugurerà il suo papato. Era abbastanza logico che il primo mandatario ricevuto fosse quello del suo Paese di appartenenza e così è stato: l’ex Monsignor Bergoglio ha accolto Cristina Fernandez de Kirchner. È stato un incontro lungo del quale non è trapelato quasi nulla, a parte di una dichiarazione della Presidente che ha informato di aver chiesto al nuovo Papa di intercedere presso il Governo della Gran Bretagna per l’annosa questione delle Isole Falkland/Malvinas, nelle quali la scorsa settimana si è svolto un referendum che ha sancito la prevedibile vittoria di chi vuole rimanere suddito della Corona inglese.



La Kirchner, vestita di nero e alquanto imbarazzata, ha ovviamente usato toni ossequiosi e omaggiato papa Francesco di un mate, contenitore che unito alla classica cannuccia denominata bombilla costituiscono il set dell’omonima bevanda gaucha di cui Bergoglio, come gran parte degli Argentini, è grande consumatore. Ma la vera bomba del giorno è scoppiata a Buenos Aires e costituisce la conferma del rovescio della medaglia della turbolenta relazione tra il successore di Pietro e il potere kirchnerista.



Il famoso giornalista Argentino Roman Lejtman ha pubblicato sul giornale Cronica un articolo, poi ripreso dai principali organi di stampa argentini (con l’eccezione dei media fedeli al Governo, si capisce) in cui narra non solo delle ore succedutesi all’elezione di Bergoglio al Soglio pontificio, ma anche un particolare che ha preceduto l’elezione stessa e che non fa molto onore alla Presidente e il suo entourage.

Non è stato un sentimento di gioia, lo stesso che ha permeato le strade di tutto il Paese, a trasmettersi all’interno della Casa Rosada, ma di rabbia che si è percepita quando, a dir la verità con una mancanza di tempismo fuori luogo per l’avvenimento, il comunicato emesso dalla Presidente si è limitato a un freddissimo scritto di circostanza, davvero fuori luogo, a dimostrare che qualcosa era andato proprio storto: ed è emblematico che non sia stata promossa nessuna iniziativa nelle Camere per celebrare il momento davvero storico, che oltretutto ha catapultato l’Argentina in un primo piano mondiale forse poco desiderato.



Ed ecco che salta fuori un particolare agghiacciante: una relazione scritta proprio su papa Francesco in cui si narra del suo passato durante la dittatura in cui vengono citate minuziosamente passi di un articolo sul tema scritto successivamente dal giornalista Horacio Verbinsky. Lo scritto, altamente smentito con prove contundenti successivamente all’elezione di papa Francesco, venne consegnato da un alto funzionario diplomatico peronista a un prelato, che lo fece circolare all’interno della Cappella Sistina. Il documento era stato redatto da un membro del Governo molto vicino alle organizzazioni per i Diritti umani in Argentina.

Per fortuna questa manovra non proprio ortodossa non è servita a evitare la proclamazione di Bergoglio, ma è sintomatico (lo si capisce anche dalle espressioni facciali della Presidente che non tradiscono certo né gioia, né emozione) che il fatto costituisca per l’attuale potere un grave pericolo perché pone il Paese latinoamericano sotto i riflettori della stampa mondiale. Monsignor Bergoglio ha tentato più volte in questi anni di essere ricevuto da Cristina, come aveva fatto con il marito Nestor Kirchner. Ma ambedue i coniugi si erano sempre rifiutati di accoglierlo tra le pareti della casa Rosada.

Papa Francesco ha invece non solo aperto le porte del Vaticano a Cristina, ma, rompendo il protocollo, l’ha accolta con un fraterno abbraccio che ha significato moltissimo sul futuro delle relazioni tra i due Stati e che credo non abbia fatto felice chi l’ha ricevuto.

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