E’ una persona non grata (non gradita, in latino) per gli Usa e per l’Ue. Uno status che ogni Paese aderente alla Convenzione di Vienna può conferire a personaggi ritenuti inaccettabili. Che ci faceva, allora, Robert Mugabe, sanguinario dittatore dello Zimbabwe in Piazza San Pietro in occasione della messa di intronizzazione di Papa Francesco? Semplice, dice il dittatore: essendo cattolico, non voleva perdersela. C’è stato un momento in cui ha anche parlato con il Pontefice. E’ stato quando tutte le delegazioni in fila lo hanno salutato. Al suo turno, Mugabe si è parecchio dilungato. Continuava a parlare, finché il cerimoniere non gli ha fatto presente che stava rallentando gli altri e, con garbo ma insistenza, è stato fatto allontanare. In tutto ciò, è stato fatto notare come Bergoglio, mentre il presidente dello Stato africano insisteva nel dire la sua, sia rimasto in silenzio. Sarà stato opportuno, in ogni caso, riceverlo? Parla Padre Pietro Gheddo, sacerdote del Pime.



Mugabe dice di essere cattolico…

Beh, lo è. Ha studiato dai gesuiti e nelle scuole cattoliche di Salisbury; poi, è andato in Urss, dove ha assimilato le dottrine marxiste. Tornato nello Zimbabwe, ha preso le redini della guerriglia contro i bianchi, per ottenere l’indipendenza del Paese. La classica guerriglia tipica di tutte le zone che hanno subito l’occupazione coloniale. Peccato che i bianchi sarebbero stati disposti a cedere il potere come accadde in Sudafrica, spacchettandolo tra una serie di partiti che assicurassero la transizione democratica.



E invece?

Il potere fu preso da Mugabe e dai suoi seguaci prima che questo potesse avvenire.

Cosa è accaduto da lì in poi?

Il Paese era chiamato il granaio dell’Africa. Era piccolo, ma ricco. Erano i bianchi a tenere in piedi l’economia. I loro beni sono stati espropriati, le loro abitazioni e le loro aziende agricole sono state occupate dai veterani della guerra; molti sono stati incarcerati, uccisi o torturati. La maggiore parte è fuggita. Il Regno Unito, data la situazione, ha approntato un piano di migrazione verso il Sudafrica. Nel frattempo, il Paese è stato ridotto alla miseria, la maggiore parte dei cittadini alla fame. Tanto per intenderci, mentre le parlo, ho di fronte a me alcuni biglietti da cinquecento milioni di dollari dello Zimbabwe stampati nel 2008. Carta straccia.



Cosa ne è stato dei diritti umani?

Come in tutte le dittature sono stati calpestati. Specialmente quelli della seconda etnia del Paese, gli ndebele. Il dittatore ha usato la popolazione per estrarre i diamanti nelle miniere, mentre i lavoratori di questi campi venivano torturati anche tre volte al giorno. La situazione è leggermente migliorata da quando, nel 2000, si è aggiunto un partito d’opposizione, quello del Movimento per il Cambiamento Democratico del premier Morgan Tsvangirai (il quale, tuttavia, non ha poteri paragonabili a quello del presidente). Oggi possiamo parlare di una “moderata” dittatura, dove il problema fondamentale consiste nella fame più nera. 

Perché Mugabe ha voluto essere presente alla messa di intronizzazione del Papa?

Probabilmente, è stata una mossa politica, per mettersi in mostra e far vedere al mondo intero che, tutto sommato, è un uomo democratico.

 

Ha fatto bene il Papa a riceverlo?

E cos’altro avrebbe dovuto fare? Probabilmente, almeno metà delle 133 delegazioni presenti rappresentavano dittature o semidittature. Non poteva mica rimandare a casa i delegati di Iran, Egitto, Russia e via dicendo. Oltretutto, il Papa è pur sempre il sovrano di uno Stato che ha rapporti diplomatici con altri Stati.

 

Il mondo si aspetta che i Pontefici alzino la voce contro le dittature.

Ma che alzare la voce… Il metodo cristiano per rivoluzionare il mondo e le dittature consiste nella conversione dei cuori: è attraverso la vita della Chiesa e delle comunità cristiane che a poco a poco la società cambia. Per intenderci, se metà degli abitanti dell’Africa nera non fossero cristiani, la situazione sarebbe molto peggiore. Il Papa, inoltre, non può alzare la voce a suo piacimento (salvo in casi particolari e dettagliati), perché se lo facesse rischierebbe di innescare vendette e persecuzioni nei confronti delle popolazioni cristiane come ritorsione alle sue parole. Non dimentichiamo che spesso, nella storia, la Chiesa agendo nel silenzio ha salvato molte più vite che se avesse alzato la voce.  

 

(Paolo Nessi)

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