Forse l’unica cosa vera è che l’ex oligarca russo, Boris Berezovsky, nonostante le dichiarazioni della famosa e autorevole televisione inglese, la Bbc, non si è affatto suicidato, ma è stato ammazzato, in perfetta linea con la regola dei “regolamenti di conto” della vecchia “scuola Kgb”, che Vladimir Putin conosce sin troppo bene. Si dice che Berezovsky avesse ingenti debiti, nuotasse insomma in gravi difficoltà economiche, quasi al limite della povertà, ma di fatto siamo già entrati in un racconto “giallo”, se non in una della tante “spy story” che scandiscono la storia di questi personaggi, prima grandi amici dell’uomo del Cremlino e poi, dopo conflitti e clamorose rotture di rapporti, costretti a rifugiarsi all’estero, probabilmente braccati e sorvegliati fino alla morte, che arriva sempre all’improvviso e in un’atmosfera di mistero. E’ un fatto che la polizia britannica non si pronuncia ancora sulla cause della morte di Berezovsky e spiega che sono in corso “indagini a tutto campo” e al momento non si esclude alcuna ipotesi.
Paolo Guzzanti, grande giornalista, poi parlamentare, con una grande competenza di scenari internazionali contrassegnati dalle operazioni dei servizi segreti, soprattutto quelli ex sovietici, dice subito: “Pensare che Berezosvsky si sia suicidato è semplicemente pazzesco. Si sa che è stato trovato morto in bagno, non si conoscono o non vengono dette le cause della morte. Ma si conosce abbastanza bene la sua storia e soprattutto i metodi della Ssb, l’erede del Kgb, che non uccide più con la pistola”.
Probabilmente per comprendere episodi di questo tipo occorrerà aprire un grande capitolo di storia che riguarda quello che è avvenuto dopo la caduta dell’impero sovietico tra gli “eredi” di quella realtà tragica. Basterebbe pensare che gli ultimi due segretari amministrativi del Pcus sono “volati dalla finestra”, ufficialmente suicidi, aprendo in questo modo una storia di arricchimenti incredibili, appunto di nuovi oligarchi che hanno modificato la struttura economica e sociale della Russia, che si sono spartiti potere e denaro in patria e fuori, che il più delle volte sono entrati in aspri conflitti tra loro e sono riparati all’estero.



Quando compare sulla scena Boris Berezovsky?
Berezovsky è stato uno dei grandi sponsor di Vladimir Putin, della sua chiamata al Cremlino. Era proprietario di una televisione. Poi c’è stato un contrasto che è difficile al momento documentare bene in tutti i suoi dettagli, ma che ha costretto Berezovsky ad andarsene dalla Russia. Prima si era rifugiato in Francia, sulla Costa Azzurra, dove aveva una villa splendida che cercava di vendere per 25 milioni di euro. Poi è arrivato a Londra.



Si dice che fosse quasi al limite della povertà, pieno di debiti.

Questo è quello che viene riportato, anche se penso che si tratti di una “povertà relativa”, perché doveva ancora avere alcune entrate di tutto rispetto. Quindi anche su questo bisognerebbe probabilmente avere un quadro della situazione più preciso. Resta comunque il fatto che se un personaggio del genere muore in queste circostanze, sinora completamente misteriose, è veramente pazzesco definirlo un suicidio.

Ci sono stati altri casi simili. Quello che ci si chiede è il perché Putin – se c’è come tutti sussurrano lui dietro a queste vicende – regoli “questi conti” in tale modo e a distanza di anni.
E’ il suo metodo, il vecchio metodo del Kgb. Anni fa si è fatto approvare dalla “Duma” la possibilità di condannare a morte anche persone che risiedevano all’estero se erano dichiarati “nemici della Russia”. Il personaggio è questo. Le conclusioni di questa vicenda le trarranno con la dovuta discrezione e la loro grande professionalità i servizi segreti inglesi. 



(Gianluigi Da Rold)