“Cipro intraprenderà un cammino duro, qualunque sia la strada, ma questa non è la conseguenza della testardaggine dell’Europa, piuttosto di un modello di affari che non funziona più”. Lo ha dichiarato Wolfgang Schaeuble, ministro tedesco delle Finanze, che ha quindi aggiunto: “Se è possibile vogliamo evitare che Cipro scivoli nell’insolvenza ma non mi faccio ricattare da niente e nessuno”. Per trovare soluzioni alla crisi il presidente di Cipro, Nicos Anastadies, ieri si è recato nella sede del Consiglio europeo a Bruxelles. Ilsussidiario.net ha intervistato il giornalista greco Teodoro Andreadis Synghellakis.
Quali elementi comuni e differenze ci sono tra la crisi greca e quella di Cipro?
La crisi greca si differenzia da quella di Cipro perché non era principalmente una crisi bancaria, ma era legata innanzitutto alla liquidità e alle disponibilità dello Stato. Molte banche cipriote avevano titoli pubblici greci che hanno subito il taglio del loro valore. Tra i punti di contatto c’è una cattiva gestione della crisi da parte soprattutto dell’Unione Europea, senza calcolare bene le conseguenze, senza avere un piano a medio-lungo termine, senza capire l’instabilità sociale che questa gestione può creare. Soprattutto non si è compreso il fatto che per le stesse leggi del mercato nessuno sa quale effetto domino si può provocare con un contagio determinato dalla cattiva gestione di questa crisi economica.
I problemi delle banche cipriote sono comuni a quelli di tutte le banche europee?
Probabilmente le banche di Cipro erano più esposte verso la Grecia, di quanto non lo fossero altre banche. Il prestito di cui ha bisogno Cipro è una cifra veramente esigua per le possibilità dell’Unione Europea. In tutto si tratta di 17 miliardi, e quindi è più un segnale politico.
In quale direzione?
Su questo la posizione Ue è molto ambigua. Si tratta di un segnale nella direzione di un’ulteriore austerità, del fatto che tutti i cittadini devono contribuire alla salvataggio del loro Paese? In realtà l’Ue ci sta dicendo che non è così, che è solo una questione cipriota. Punire solo chi è straniero e ha depositi a Cipro? Ma non sarà questa la via, perché a quanto pare il piano che sarà approvato prevede comunque anche un prelievo dai conti meno ricchi, quindi anche dei semplici cittadini. Sono questi quindi gli interrogativi che trovo molto preoccupanti.
Che cosa ne pensa della proposta di un prelievo forzoso del 20% dai depositi superiori ai 100mila euro?
La maggior parte di questi depositi il giorno dopo non ci saranno più. Non so se ci sia questa volontà di mandare via gli oligarchi russi da Cipro, ma credo che l’Ue avrebbe dovuto fare in altro modo, imporre se voleva delle regole diverse sulla presenza di capitali stranieri, a cui tra l’altro Cipro in gran parte si era già adeguata. Andava inoltre usata una via graduale, e non questi shock che potrebbero trasformarsi in un boomerang, e che sono percepiti dalla popolazione come un effetto punitivo.
Che cosa ne pensa delle parole su Cipro del ministro tedesco Schaeuble?
Queste parole lasciano molti interrogativi. Perché allora coinvolgere i cittadini che hanno conti molto bassi? Ci sono inoltre problemi economici in tutta Europa. A Cipro il problema sarà il modello d’affari, negli altri Paesi sono il modello di Stato, la corruzione, gli sprechi. Saranno quindi chiamati a pagare anche i cittadini di Grecia, Italia, Spagna o Francia?
Lei che cosa ne pensa?
In ciascuna di queste situazioni c’è un modello che non va, anche in Germania c’è una classe politica che non riesce a gestire la crisi economica, e che non è capace di dare a questo Paese un vero ruolo guida nell’Ue che possa portare avanti comunque tutta l’Europa. Puntare il dito è quindi facile, ma creare delle situazioni così traumatiche per Cipro non gioverà a nessuno. Il rischio è che queste misure portino all’affossamento dell’economia cipriota.
La filosofia tedesca è “punirne uno per educarne cento”?
Il sospetto viene. Ora si nega, ma penso che lo si sarebbe fatto anche 15 giorni fa se si fossero formulate ipotesi simili per Cipro. Quest’ultimo tanto ha le sue particolarità, ma le particolarità sono estese ovunque.
(Pietro Vernizzi)