HAITI – Gli haitiani sono un popolo estremamente religioso. La spiritualità e la preghiera giocano un ruolo importante nella vita di ciascuna persona, la giornata per molta parte della popolazione inizia con la Messa e con la lettura dei salmi e si conclude con le preghiere della sera. I riferimenti quotidiani alla fede sono moltissimi: la maggior parte dei negozi e delle attività commerciali, per esempio, porta un nome che fa riferimento alla religione, la maggior parte dei trasporti pubblici riporta affisso un riferimento (capitoli e versetti) a un passo della Bibbia al quale il proprietario si ispira. E’ una quotidianità di riferimenti.



Qualsiasi frase contenga un intento o una previsione rispetto al futuro, si conclude tradizionalmente con l’espressione “Si Dieu veut”, se Dio vuole, se Dio vorrà, che ricorda a ciascuno di noi che gli eventi non dipendono unicamente dalla nostra volontà, ma vanno anche accettati in quanto espressione del volere di Dio. Purtroppo queste manifestazioni non sono sempre unicamente positive: la quotidianità dei gesti e dei richiami nasconde a volte una assuefazione che li priva del loro significato genuino, e nel richiamo all’affidarsi alla volontà di Dio c’é a volte un sentimento di inerzia, di passività. Due facce della stessa medaglia che emergono con particolare evidenza durante la Settimana Santa. Le funzioni religiose legate alla Pasqua sono fondamentali nella vita religiosa degli haitiani, che sono per la larghissima maggioranza cristiani cattolici.



Lo spirito intrinsecamente drammatico che caratterizza gli haitiani li fa sentire particolarmente coinvolti alle celebrazioni del Venerdì santo: le processioni del pomeriggio sono drammatizzazioni molto realistiche, a volte persino violente, che coinvolgono la folla dei credenti… e a volte spaventano un po’ i bambini! Le celebrazioni della Pasqua, invece, sono un richiamo soprattutto al Cristo che vince la morte, che risorge a vita nuova sconfiggendo il peccato e vincendo il male. La dicotomia tra male e bene, peccato e salvezza, vita e morte sono un’altra delle caratteristiche fondamentali della religiosità haitiana. Il trionfo di Gesù sulla morte che viene celebrato nella Pasqua di Risurrezione è per gli haitiani un segno di vittoria, un segno forte di speranza che anche nella vita di ciascuno di loro il bene possa vincere sul male, la forza della vita possa imporsi sul sentimento di morte che ancora abita i cuori di molti, dopo la tragedia del terremoto del 2010.



Dopo il terribile disastro naturale di tre anni fa non è ancora, purtroppo, una vera e propria speranza, ma è una speranza della speranza, una volontà di crederci, cui ancora non corrisponde un vero crederci. Come se il dramma del 2010 ancora frenasse la capacità di affidarsi, di vedere in positivo la vita, ma come se poco a poco, nonostante tutto, la speranza stesse cominciando a guadagnare spazio nel cuore di ciascuno. La rinascita materiale del resto è ancora timida e faticosa, così come la rinascita morale. Haiti soffre ancora molto dell’ingiustizia di una vita che per la maggior parte della popolazione è una vita di stenti, di povertà estrema. Questa povertà è vissuta come una grave ingiustizia, come una non possibilità di scegliere il proprio destino, il proprio futuro, ed è un grande freno alla speranza.

C’è una ripresa e una volontà di vedere in termini più positivi il futuro, ma la strada è ancora lunga. Queste celebrazioni di Pasqua non possono quindi non essere segnate da una manifestazione di questo doppio sentire, tutto haitiano: la difficoltà del quotidiano e la volontà di sperare. Mi vengono in mente le famiglie che ancora sono nei campi, soprattutto un’anziana signora che ha in carico ben cinque bambini rimasti orfani nel terremoto, che mi ha sorriso ed abbracciato durante una recente visita, ma che aveva gli occhi ancora cosi tristi e disperati. Ma mi vengono in mente anche i bambini della scuola di Martissant, l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, varcare il cancello con in mano il loro piccolo lavoretto di Pasqua, orgogliosi e felici, pur nella loro semplicità estrema. E’ comunque la festa della vita che vince sulla morte!