Un sacerdote cattolico è stato oggetto di un tentato omicidio nella cattedrale di San Francesco a Tripoli. Come ha commentato il vicario in Libia, Monsignor Martinelli, un episodio del genere non si era mai visto nella capitale libica. Aumentano gli episodi di violenze e persecuzioni nei confronti dei non musulmani nella Libia del dopo Gheddafi: recentemente a Bengasi è stata attaccata la scuola Europea. Dietro a tutti questi episodi l’ombra crescente dei salafiti e dei Fratelli musulmani sponsorizzati dal Qatar. Gian Micalessin, contattato da ilsussidiario.net, nota come gli attacchi contro i cristiani in Libia siano un qualcosa di nuovo: “Il fondamentalismo legato ai salafiti e quindi ai Fratelli musulmani cresce di giorno in giorno in Libia, che oggi è il vivaio del fondamentalismo islamico”.
Monsignor Martinelli, vicario della Chiesa cattolica a Tripoli, ha parlato di gesto inedito, riferendosi al tentativo di uccidere un sacerdote.
E’ effettivamente un fenomeno inedito quello a cui stiamo assistendo nelle ultime settimane in Libia, un fenomeno apparentemente nuovo. La presenza dei salafiti e dei gruppi qaedisti non è di per sé una novità, in quanto presenti da sempre in Libia, tanto è vero che ci furono attentati in passato contro Gheddafi a opera loro. Ma è preoccupante che adesso si assista a questo tipo di episodi a Tripoli dove non c’era presenza di fondamentalisti.
Come si spiega invece quanto sta accadendo?
Si spiega con la situazione di caos da parte del governo centrale e anche di mancata repressione dei gruppi fondamentalisti. Questo ha portato alla nascita di nuovi e attivi gruppi fondamentalisti.
Ma che tipo di autorità centrale esiste oggi in Libia?
Esiste un governo centrale, ma è una apparenza. E’ un governo che comanda a stento al di fuori della città di Tripoli. Non ha un esercito affidabile, mentre tutto il paese è nelle mani di diverse milizie locali che controllano le varie regioni. La milizia che opera a Misurata è una delle più potenti e come abbiamo visto nell’episodio dei combattimenti intorno agli stabilimenti Eni di pochi giorni fa, l’esercito governativo deve ancora farsi vedere.
Dove operano le milizie islamiste più forti?
Nella Cirenaica e nella Tripolitana. Controllano poi intere zone di Bengasi, ricordiamo l’attacco al consolato americano di Bengasi.
All’interno di questo governo con scarsa autorità invece che peso hanno gli islamisti?
Le elezioni dello scorso giugno per quella sorta di parlamento che non è un vero parlamento, ma un consiglio nazionale hanno mostrato una realtà non certo fondamentalista, anzi. Era apparso chiaro che la maggioranza dei libici si fosse espressa contro un governo di tipo islamista e che i movimenti islamisti erano stati sconfitti dal voto.
Invece si possono muovere al di là delle istituzioni, si direbbe.
La loro potenza vera infatti è quella di mobilitare persone determinate disposte a combattere. Sono poi riusciti a prendere il controllo dei depositi di armi di Gheddafi, le stesse armi con cui hanno condotto l’insurrezione e altre armi ricevute dai paesi che hanno appoggiato l’insurrezione, in particolare il Qatar. Dietro tutto questo quadro ci sono infatti i Fratelli musulmani del Qatar.
E i paesi occidentali che avevano guidato l’insurrezione contro Gheddafi che fanno? Sembra che la Libia sia stata abbandonata a se stessa.
La Libia si sta rivelando l’ennesimo fallimento delle politiche europee e della Nato. Il Mali ad esempio è lo scotto che la Francia paga all’avventura libica.
In che senso?
I francesi hanno voluto eliminare Gheddafi e hanno così levato il tappo a quel fondamentalismo islamico che il Colonnello teneva fermo. Per anni Gheddafi arruolava e pagava i tuareg impedendo che diventassero carne da macello per il fondamentalismo. Subito dopo la morte di Gheddafi invece i tuareg hanno razziato gli arsenali e sono tornati nel nord del Mali dando vita all’occupazione del nord del paese. Non dimentichiamoci l’attacco agli stabilimenti in Algeria di qualche tempo fa, che è stato fatto passando tranquillamente dalla Libia. Oggi la Libia è un pericolosissimo vivaio del fondamentalismo nazionale e internazionale.
Lei ha citato il Qatar, paese che viene chiamato in causa ogni volta che si parla di svolta islamista della primavera araba.
E’ ormai abbastanza comprovato che dietro ci sia il Qatar, non è neanche una ipotesi. Sappiamo benissimo che i Fratelli musulmani che scappavano da Gheddafi trovavano protezione in Qatar, che ha anche mandato le forze speciali ad appoggiare gli islamisti durante la loro offensiva contro il Colonnello. Sappiamo benissimo che hanno finanziato i Fratelli musulmani e il partito islamista che ha vinto le elezioni in Tunisia, sappiamo dei rapporti privilegiati con i Fratelli musulmani in Egitto, conosciamo il ruolo del Qatar in tutte e tre le pseudo rivoluzioni arabe e il ruolo di Al Jazeera, la televisione dell’emiro del Qatar.
Lo sanno tutti tranne i paesi occidentali…
La Fancia ama fare affari con il Qatar, gli Usa pensano di poter dialogare con le forze islamiste del Medio oriente tramite il Qatar, ma anche il Qatar ha una politica religiosa di egemonia sul Medio oriente. I paesi occidentali pensano di poterlo usare, ma è vero invece il contrario.