Il tragico attacco di qualche settimana fa agli stabilimenti di In Amenas che ha provocato decine di morti tra gli ostaggi, ha convinto il governo algerino ad aumentare le proprie misure di sicurezza. Purtroppo l’Algeria non è nuova a queste situazioni, avendo vissuto negli anni novanta una autentica guerra civile che provocò centinaia di migliaia di morti, anticipazione della rivoluzione fondamentalista islamica che negli ultimi anni ha preso invece piede in diversi paesi. La rivolta di quegli anni fu stroncata, ma adesso la paura di un ritorno del terrorismo, viste anche le condizioni cambiate nella vicina Libia da cui giunsero i terroristi che attaccarono gli stabilimenti di gas, ha costretto a rivedere i piani di sicurezza. Inoltre la situazione è molto instabile anche a sud del paese, data la guerra che infuria nel vicino Mali. Nel quadro di imponenti misure di sicurezza soprattutto i porti e gli aeroporti da sempre obbiettivi preferiti del terrorismo islamico a cui verranno applicate nuove normative di sicurezza. Nel dettaglio per adesso sono stati aumentati gli standard di sicurezza dei porti di Ténès, Chlef, Boumerdès e Tlemcen e degli aeroporti di Tamanrasset, Tébessa, Tiaret, Sétif, M’sila, Mascara e Ouargla. Il piano prevede anche la creazione di zone cuscinetto intorno a questi obbiettivi sensibili: non vi sara più infatti possibile costruire abitazioni civili ma solo edifici per uso pubblico. Invece edifici già esistenti che potrebbero risultare di intralcio o possibile pericolo potranno essere abbattuti, così come saranno vietati cartelloni pubblicitari e installazioni di telecomunicazione. L’Algeria dunque si prepara a tornare a vivere in una nuova era del terrore? Purtroppo è cosa che interessa oggi tutto il mondo islamico, e non solo.