La morte annunciata di Hugo Chavez, presidente appena rieletto per la quarta volta consecutiva alla guida del Venezuela, apre un futuro incerto per il Paese sudamericano. Sono già state annunciate elezioni anticipate fra trenta giorni mentre l’esercito è stato schierato nei punti chiave a controllare ogni possibile tipo di reazione. Chavez, 58 anni, era malato da tempo e si è dovuto arrendere al tumore che aveva inutilmente cercato di curare a Cuba. Per Giulio Sapelli, contattato da il sussidiario.net, “una figura emblematica che non si può definire un dittatore, piuttosto un manipolatore del processo democratico grazie a un potere bonapartista e carismatico conquistato grazie al favore che gli è venuto dai tanti poveri del suo Paese”.



Sulla Rete oggi ci si divide tra chi definisce Chavez un dittatore e chi un eroe. Qual è il suo pensiero?

E’ stato un dittatore sui generis, il suo ruolo assomigliava di più a quello di certe semi dittature o dittature morbide. Chavez non ha governato in un paese dove erano state soppresse le libertà democratiche o dove gli oppositori venivano assassinati o messi in carcere. Non ha nulla a che vedere cioè con i dittatori come il generale Videla. Bisogna andarci cauti con certe espressioni come quella di dittatore, perché l’America latina ha conosciuto dittature ben peggiori. Chavez ha magari fatto chiudere un paio di canali televisivi ma il vero problema del paese rimane la criminalità e la povertà.



Un personaggio che ha certamente saputo suscitare molte speranze nel suo popolo.

Chavez si potrebbe definire un manipolatore del processo democratico grazie a un potere bonapartista e carismatico conquistato con i cosiddetti “escamisados”, i poveri, i contadini, gli emarginati delle periferie. Un fenomeno il suo molto più simile a Peron che non era un dittatore come non lo era Chavez. Se non distinguiamo bene la differenza non si capisce la dinamica sudamericana. Chavez è sempre stato eletto in modo democratico anche se è vero che le persone che lavorano contro la democrazia possono essere elette. Ma diciamo che con Chavez non si può usare il termine dittatore. E’ stato un capo bonapartista che ha talvolta manipolato le elezioni grazie a una politica di clientelismo. 



Come si caratterizzava il Venezuela prima dell’avvento di Chavez?

E’ un paese che aveva avuto un picco di sviluppo democratico e di ricchezza poi però è sempre stato caratterizzato dai poteri dei cosiddetti caudillo, come lo stesso Chavez si può definire. Però non eravamo mai arrivati al punto in cui Chavez ha portato il Venezuela, creando anche una nuova ideologia. Pensiamo al rapporto che aveva stretto con Cuba, con l’Iran e con la Russia attingendo dall’ideologia dei non allineati. Un fenomeno il suo che avevamo già visto e che in America latina è molto diffuso.

E adesso con la sua scomparsa cosa potrà succedere?

E’ molto difficile prevederlo. Non credo che l’attuale vicepresidente, un personaggio molto debole che gli faceva da autista e guardia del corpo, possa puntare a sostituirlo. Fra trenta giorni si terranno le nuove elezioni e probabilmente finalmente l’opposizione avrà delle chance per vincere.