Continua il braccio di ferro tra la magistratura egiziana e il presidente Mohamed Morsi. L’Alta Corte Amministrativa ha annullato il decreto di convocazione delle elezioni legislative, promulgato dallo stesso Morsi il 21 febbraio scorso: le consultazioni erano previste dal 22 aprile, con l’obiettivo di rinnovare la Camera dei Rappresentanti, lo stesso ramo basso del Parlamento che l’autorità giudiziaria aveva sciolto l’anno scorso. La giustizia amministrativa ha motivato la sua decisione con la presenza di un grave vizio procedurale: prima di approvare formalmente la nuova legge elettorale, infatti, il Consiglio della Shura, l’unica Camera ad oggi operativa, non ha sottoposto al vaglio definitivo della Suprema Corte Costituzionale gli emendamenti che quest’ultima aveva chiesto a proposito di cinque articoli, giudicati incostituzionali. Il testo è stato dunque rimesso alla stessa Suprema Corte per il riesame del caso, ma in ogni caso le attese consultazioni sembrano destinate a slittare. Continuano intanto le proteste di piazza: a Port Said, per il quarto giorno consecutivo, si sono registrati scontri con la polizia. I manifestanti hanno tentato di attaccare un edificio governativo e gli agenti hanno disperso la folla sparando gas lacrimogeni. Dopo le violenze dei giorni scorsi e nel tentativo di sedare gli animi, il governo egiziano ha silurato il responsabile della sicurezza in città.